Diario di un impostore a Lucca

Non volermene, AvvocatoLaser, se negli ultimi tempi ti ho trascurato. Per dirla tutta, ti ho tradito con FantasyMagazine, dove sono stati pubblicati nelle ultime tre settimane più articoli di quelli che ho scritto per te nell’ultimo anno. Posso spiegarti tutto! In cambio mi hanno dato un accredito stampa per Lucca Comics.

E sì, mi sono sentito un po’ in colpa nei tuoi confronti, e oltretutto – magari questo ti potrà consolare – ho sofferto della sindrome dell’impostore. Doppiamente!

Primo perché come sai io non sono un giornalista, e quando ho avuto l’occasione di fare una domanda a Garth Ennis durante il press cafè (la mia è la penultima), in mezzo ai giornalisti veri, ho sentito il cuore che accelerava.

Per non parlare di quando mi hanno spedito a intervistare Himorta, una cosplayer superfamosa di cui non conoscevo l’esistenza fino a pochi minuti prima: che imbarazzo!

E poi io di fumetti non sono davvero appassionato, e al di là di quelle poche cose che ho letto (perlopiù imbeccato da Martina) ne conosco davvero pochissimo. Di Ennis, ad esempio, che ho seguito come un’ombra nei miei tre giorni al festival, sapevo che fosse l’autore di The Boys perché ho visto la serie TV, ma ignoravo tutto il resto. Va detto che prima di ascoltarlo ho studiato però, e ho imparato tutto quello che potevo. Ed è stato buffo vederlo in una specie di intervista doppia con Emiliano Pagani, autore di uno dei miti della mia adolescenza: Don Zauker! Si parva licet componere magnis (che è anche il mio fescennino collegiale).

Non ci sono solo fumetti (e giochi) a Lucca Comics & Games, però. Ho ascoltato presentazioni di libri (più o meno interessanti), ho conosciuto autori brillanti, e ho perfino assistito a un esilarante match letterario tra Italo Calvino e Alessandro Manzoni, degnamente rappresentati da Licia Troisi e Manlio Castagna: chi avrà vinto? No spoiler!

Infine quest’anno a Lucca si è parlato tanto di guerra: non solo di come i fumetti possano (e debbano!) raccontarla, ma anche di come una manifestazione artistica internazionale debba fare di tutto per non diventare uno strumento di propaganda militarista. Il terreno di questa discussione, che è stata accesa dalla scelta di Zerocalcare di non partecipare e ha attraversato tutto il festival, è quello in cui mi sento a casa e non più un impostore: sono contento che FantasyMagazine abbia pubblicato una riflessione di parte, che ho impiegato diversi giorni a maturare.

Un piccolo contributo, insomma, spero di averlo dato.

E adesso che ti ho spiegato com’è andata, caro AvvocatoLaser, ti chiedo di perdonarmi e ti prometto che cercherò di non trascurarti più.

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