Il punto della situazione

Sono stato via un po’ – da questa pagina, intendo: ero impegnato in un trasloco che si è rivelato un romanzo d’appendice. Magari un giorno ve lo racconto. Dopo un mesetto di latitanza, vediamo di fare il punto della situazione.

Manovra finanziaria bocciata dall’UE. Spread a 320. Voci di un possibile declassamento da parte delle agenzie di rating.

Dall’altra parte: Salvini e Di Maio ostentano sicurezza ma a ogni pie’ sospinto giurano fedeltà all’Unione Europea. Conte e Tria si barcamenano tra rassicurazioni, tiepide smentite, precisazioni: “c’è il piano B se il PIL non crescerà abbastanza”; “non c’è nessun piano B”; “ma se lo spread non scende…”.

Come finirà: il governo calerà le braghe, ma racconterà di aver resistito eroicamente contro i poteri forti. I poteri forti glielo lasceranno raccontare: finché Lega e soprattutto M5S fanno da pompieri e tengono sotto controllo la rabbia sociale che li ha portati al governo, possono dire quel che gli pare. Il governo continuerà a godere di un consenso stabile ancora per qualche mese: finché prima a poco a poco, poi sempre più velocemente, tanti si renderanno conto che è passato un anno, forse meno, forse più (il “reddito di cittadinanza” già è slittato a maggio) ed è cambiato niente. E allora avanti il prossimo.

Il “reddito di cittadinanza”, si diceva: già com’era concepito all’inizio puzzava un po’ di fregatura; ora fra controlli sulle “spese immorali” e tagli annunciati alla spesa sociale per finanziarlo, la puzza si è fatta più intensa. Il problema di fondo è che i soldi o li si prende dai ricchi, o li si prende dai poveri: e qui li si prende dai poveri, mentre ai ricchi si condona l’evasione fiscale e si abbassano (forse) le tasse. Senza contare altri aspetti un po’ ripugnanti come l’obbligo di lavorare gratis (facendo concorrenza a chi quei lavori dovrebbe essere pagato per farli!)

E l’abolizione (parziale) della Fornero? Vedremo se il primo bersaglio di Moscovici e compagnia resisterà anche nei fatti e non solo a parole. Va detto che già adesso la “quota 100” con la formula 62 (di anzianità) + 38 (di contributi), da un lato penalizza – perfino rispetto alla legge Fornero – chi ha iniziato a lavorare presto, dall’altro rimane per molti una mera utopia grazie all’annunciato limite di due anni di contribuzione figurativa, e in ogni caso garantisce pensioni da fame a chi a quella quota ci arriva da precario, grazie al sistema contributivo.

Indicazioni utili:

  1. lo scontro tra governo italiano e UE è come quello tra Alien e Predator (lo so, è un’immagine di cui abuso): gli attivisti di sinistra non hanno da parteggiare né per l’uno, come sembrano confusamente fare certi “sovranisti” – come se la “sovranità” difesa da Salvini e Di Maio fosse davvero quella del “popolo” e non quella della classe dominante italiana – né per l’altro, come fanno il PD e i suoi satelliti. L’unica strada, certamente lunga e tortuosa, che può condurci fuori da questo deserto (speriamo in meno di 40 anni) è quella di costruire un’organizzazione che rappresenti in modo coerente e credibile gli interessi della classe lavoratrice, in contrapposizione con gli interessi della classe dominante.
  2. nel programma di questa organizzazione, del partito di classe, dovrebbe esserci l’uscita dall’Euro e dall’UE non certo sulla base di misure finanziarie puramente cosmetiche, ma sulla base, ad esempio, della cancellazione unilaterale del debito (nei confronti dei grandi investitori) per liberare le risorse necessarie ad assicurare a tutti i cittadini salari e pensioni dignitosi, servizi pubblici gratuiti e di qualità, etc.: allora Moscovici ci manderebbe ben altro che una lettera!
  3. è più interessante lo scontro latente tra Lega e M5S, tra “manine” e tiri alla fune un po’ per tutti i provvedimenti: non perché si debba prendere parte per l’uno o per l’altro partito (non è proprio questo il caso, infatti), ma perché rappresenta un’avvisaglia, per quanto ancora distante e approssimativa, di uno scontro su linee di classe che comincia a riemergere dalle macerie in cui l’hanno sprofondato decenni di concertazione prima e di crisi economica poi. Dobbiamo imparare a cogliere la portata di queste contraddizioni, prima che gli smottamenti diventino terremoto.

Ci riaggiorniamo tra meno di un mese, spero.

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