I referendum dell’8 e 9 giugno: il quarto quesito

L’8 e 9 giugno si potrà votare per l’abrogazione di una serie di norme in materia di tutela dei lavoratori (oltre che per la riduzione da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza).

Si può discutere dell’opportunità di affidare queste battaglie esclusivamente a uno strumento poco affidabile come il referendum abrogativo, anziché su una seria e organizzata mobilitazione dei lavoratori e dei cittadini; non ci sono dubbi però sulla bontà degli obiettivi che i quesiti referendari si pongono.

A partire da oggi, dedicherò ogni settimana un approfondimento su ciascuno dei quattro quesiti che riguardano il Diritto del lavoro (non perché il quinto quesito sia meno importante, ma perché sono quelli che riguardano la mia “materia”).

Cominciamo dal fondo, come in un conto alla rovescia.

Quarto quesito: responsabilità del committente per i danni da infortuni sul lavoro negli appalti

Come efficacemente e ripetutamente chiarito anche dalla Procura di Milano, quella degli appalti è una delle principali piaghe che affliggono i lavoratori in Italia. Per come viene in concreto applicato nella generalità dei casi, il meccanismo ha il (solo) scopo di alleggerire costi e responsabilità del soggetto che ottiene beneficio dalla prestazione lavorativa – il committente – scaricandoli su un intermediario – l’appaltatore.

Spesso e volentieri questo intermediario è una società, se non proprio fittizia e di comodo (ma capita frequentemente anche questo), comunque “fragile” e potenzialmente incapace di far fronte ai propri obblighi nei confronti dei dipendenti.

Non si contano infatti i casi di appaltatori – cooperative e non solo – che “spariscono” alla scadenza dell’appalto lasciando una scia di stipendi e contributi non pagati.

La situazione è aggravata dal fatto che spesso la “catena” degli appalti è assai lunga, e tra il committente e i lavoratori gli intermediari sono non uno, ma tre o quattro.

Che questo comporti una tutela inferiore per i lavoratori è evidente: perciò l’ordinamento contiene alcune norme che prevedono la “responsabilità solidale” del committente in caso di inadempimento da parte degli appaltatori, in particolare per quanto riguarda il pagamento delle retribuzioni e il versamento dei contributi, sia pure con alcune limitazioni.

Un meccanismo simile è previsto dal Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro anche in caso di infortuni sul lavoro, per il pagamento del risarcimento del danno c.d. “differenziale”, cioè quello che non è coperto dall’INAIL. Tuttavia la normativa attuale contiene una limitazione decisiva: la responsabilità solidale non opera – e dunque il committente non risponde del risarcimento – quando i danni sono “conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”.

In pratica, se mi faccio male perché scivolo sul ghiaccio dentro il cantiere è tenuto a risarcirmi anche il committente, ma se l’appalto riguarda la movimentazione della merce e mi faccio male perché mi viene addosso un muletto, tendenzialmente no. E se la cooperativa datrice di lavoro fallisce (prima della fine di una causa che difficilmente dura meno di un paio d’anni), rimango con il cerino in mano.

Al di là del fatto che in concreto è spesso difficile stabilire il perimetro dei “rischi specifici propri dell’attività dell’appaltatore” (anche perché spesso è fumoso anche il confine tra appalto genuino – formalmente legittimo – e mera intermediazione di manodopera – teoricamente vietata), è proprio la disparità di trattamento in sé che crea un vuoto di tutela.

Il quarto quesito punta a rimuovere questa disparità, eliminando la clausola che limita la responsabilità del committente per il risarcimento dei danni subiti dai lavoratori dipendenti dell’appaltatore, estendendola così a tutti i casi di infortunio sul lavoro.

Fermo restando che sarebbe meglio abolire direttamente il sistema degli appalti, e risolvere così il problema alla radice, non ci sono dubbi che con la vittoria del referendum i lavoratori degli appalti (centinaia di migliaia) vedrebbero aumentate in modo significativo le loro tutele in un ambito fondamentale e purtroppo molto frequente, come quello degli infortuni.

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