Cronaca di uno sfratto

Alle 6 del mattino del 9 maggio siamo una quindicina fuori dal cancello della palazzina in Viale Cremona 228, a Pavia.

Quando arrivo stanno appendendo uno striscione: “La casa è un diritto, stop agli sfratti“. Questo perché oggi è previsto lo sfratto di due famiglie, che da parecchi mesi non pagano l’affitto. Non lo pagano perché non hanno un reddito sufficiente a pagarlo e, contemporaneamente, dar da mangiare ai propri figli, anche se almeno uno degli uomini lavora come guardiano presso una struttura assistenziale del Comune. Il proprietario che ha richiesto lo sgombero dei due appartamenti è lo stesso ed è padrone dell’intera palazzina, oltre che, pare, di altri immobili nella zona. Mi dicono che abiti a Perugia, sia ginecologo e si chiami Giannone: incrociando i dati ho trovato con Google un Prof. Ettore Giannone, Direttore della Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Perugia, laureato a Pavia nel 1968, ma non posso e non intendo affermare che sia proprio lui.

Chiunque sia, pare che abbia mandato il figlio (Gianluca?) a fare il lavoro sporco stamattina. Ed eccolo infatti, poco prima delle 8, barbetta e chiodo di pelle neri, orecchino e aria spavalda. Se qualcuno gli rivolgesse la domanda solitamente retorica “Sei qui per lo sfratto? Tu e quale esercito?” potrebbe tranquillamente rispondere “Questo esercito“, indicando la quarantina tra poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa che rapidamente invadono il cortile. Facile avere l’aria spavalda così. Ma nessuno gli chiede nulla, perché siamo troppo impegnati a ritirarci in gran fretta all’interno dell’androne, dopo aver abbandonato a malincuore i resti dell’ottima torta preparata da una delle signore da sfrattare.

Sono le 8, i bambini per fortuna sono stati mandati a scuola e quando il portone della palazzina si chiude alle nostre spalle comincia l’assedio. Bisogna aspettare l’Ufficiale Giudiziario però, perché si chiariscano esattamente le posizioni delle parti, che in sintesi sono queste. Una delle due famiglie è in graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare – che però non è ancora disponibile: non appena avrà dal Comune la garanzia di un tetto lascerà l’appartamento senza difficoltà, anche oggi stesso. L’altra famiglia non è altrettanto “fortunata”, non ha una sistemazione alternativa disponibile ma chiede che lo sfratto sia rimandato anche solo di un mese, in modo che i bambini finiscano la scuola e possano andare in Romania dai nonni: sarebbe più semplice per i genitori trovare una soluzione senza doversi preoccupare dei figli da sfamare.

Il proprietario, spalleggiato dal suo legale oltre che dagli Stormtrooper, non ne vuole sapere: tutti fuori oggi, se rimangono sotto un ponte non è un problema mio ma semmai dei “politici” che non trovano alternative. L’avvocato suggerisce a un certo punto che vadano in albergo, forse non si rende conto dell’assurdità della proposta finché non gli viene fatta rumorosamente notare.

L’Ufficiale Giudiziario è per la mediazione e lo dice chiaramente, va detto a suo merito; d’altra parte, se la proprietà si ostina, non può decidere da sé di rinviare lo sfratto, e dice chiaramente pure questo. Dice anche, ma questo sottovoce, che l’unica soluzione immediata per la famiglia sfrattata, a meno di un provvidenziale intervento dei servizi sociali, è occupare una delle case sfitte dell’ALER.

Insomma, sono le 10 e la situazione è in stallo. Si discute dalla finestra (l’appartamento è al primo piano), i poliziotti si mettono il casco e accarezzano i manganelli, ma prima devono capire come entrare: il portone non si apre ed è fatto di vetro e metallo, non è facile scardinare senza fare un macello, e forse non sono così sicuri di sentirsela da soli.

Così chiamano i pompieri. I pompieri arrivano e subito diciamo loro che, come altrove è già successo, possono rifiutarsi di fare quello sporco lavoro: in fondo, sono pagati per salvare le vite, non per mandar la gente in mezzo a una strada: è per questo che “rispettiamo solo loro”. Ci pensano un po’, ma alla fine decidono che in realtà sono pagati per far quello che viene detto loro di fare da chi ha più autorità, e non c’è dubbio che qui l’autorità sia tutta quanta fuori dal portone, che cerca un modo per entrare senza troppi danni: così cominciano a fissare con del nastro adesivo i pannelli di vetro della porta, meticolosamente, centimetro quadrato per centimetro quadrato. Nell’androne cala la penombra.

Ho scritto che l’autorità sta tutta fuori, ma per la verità non è così: verso le 11 due funzionari della DIGOS, alla fine di un’estenuante trattativa, sono stati fatti entrare dal balcone dai padroni di casa (che in realtà padroni non sono, purtroppo). Giocano una variante di “poliziotto buono e poliziotto cattivo” in cui loro fanno entrambi i buoni, mentre i cattivi sarebbero i poliziotti in tenuta antisommossa là fuori. Cercano così di convincere, noi e soprattutto gli sfrattandi, a far entrare proprietario e Ufficiale Giudiziario in modo che si apra un tavolo di trattativa, e in cambio faranno allontanare le forze dell’ordine di qualche passo. “Ma come – chiediamo – non stiamo forse trattando da due ore e non hanno forse proprietario e Ufficiale Giudiziario già chiarito che lo sfratto si farà in ogni caso?” “Ma non fateci caso – risponde – e fidatevi di noi. Che poi voi state nel posto sbagliato: non dovreste stare qui a protestare, ma andare a occupare le case sfitte dell’ALER”. E fanno due.

Un compromesso però si raggiunge: il portone viene aperto senza bisogno dei pompieri ed escono gli inquilini a parlare col padrone. Inutilmente, ovvio. Nel frattempo è giunta notizia che una delegazione ha incontrato l’assessore ai servizi sociali Pier Sandro Assanelli, che sta arrivando sul posto in bicicletta per trovare una soluzione. La pedalata di avvicinamento di Assanelli sembra la radiocronaca del Giro d’Italia: “scende per Viale Gorizia”, “ora sta passando la SNIA”, “vede l’arrivo”.

A mezzogiorno varca finalmente il cancello e convoca proprietario, Ufficiale Giudiziario, rappresentanti delle forze dell’ordine e inquilini. Anche l’assessore propone inizialmente un rinvio dell’esecuzione, anche perché le due famiglie sono nella lista delle situazioni “a rischio” presentata dal Comune alla Prefettura proprio per ottenere una moratoria generale degli sfratti. Il proprietario però si impunta e l’istituzione si ritrova senza argomenti e senza armi. La soluzione dunque pare sia questa: la famiglia in graduatoria per la casa popolare avrà nel giro di tre settimane un alloggio, però più piccolo di quel che sarebbe necessario, con la promessa che fra un paio d’anni se ne riparla; lascerà l’appartamento oggi stesso ma potrà portar via con calma il mobilio. L’altra sarà sistemata provvisoriamente nella struttura comunale in cui il marito lavora come guardiano, benché sia palesemente, sembra di capire, una soluzione ai limiti della decenza. L’assessore non ha ancora finito di parlare che proprietario, avvocato e ufficiale giudiziario si precipitano nella palazzina per eseguire gli sfratti, mentre la polizia di nuovo in tenuta antisommossa fa immediatamente cordone per impedire agli inquilini e ai manifestanti di rientrare.

Io ora non ho tempo di fare altre considerazioni, ma se vi siete fatti un’idea e volete condividerla scrivete pure qui sotto.

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3 comments

  1. Ettore Giannone… ma sarà davvero lui?

    Perché se fosse lui sembra proprio una di quelle persone rispettate e ben inserite in società che non dovrebbero avere problemi a rinunciare a qualche mese di affitto. Quel Prof. Ettore Giannone di Perugia è stato infatti presidente del Lions Club locale: http://www.lcperugiahost.it/presidenti.html

    Se fosse lui, sarebbe stato possibile scoprire qual è il suo reddito, per capire se la lotta contro lo sfratto è una “guerra tra poveri” o una guerra di molti poveri contro un ricco. Infatti, visto che quel Prof. Ettore Giannone di Perugia ha cattedra + professione, Brunetta gli ha chiesto di dichiarare quanto guadagna: http://rassegna.crumbria.it/pdf/pdf2011/356762.pdf Ah no, ops, non ha risposto. Peccato.

    Se fosse lui, sapremmo anche qualcosa delle sue simpatie politiche, visto che il Prof. Ettore Giannone di Perugia, tra una lezione, una visita, una riunione in società con gli amici ricchi dei Lions capita anche che partecipi alle iniziative del PdL stando a quanto si racconta qui: http://rassegna.crumbria.it/pdf/pdf2009/256966.pdf

    Ma non sarà lui, dai. Figuriamoci. E poi, siamo sicuri di aver capito giusto? Forse non era un padrone di casa ginecologo perugino, era una padrona di casa ginecologa perugina! Infatti a quanto pare di Giannone che lavorano proprio nella stessa Scuola di Specializzazione in
    Ostetricia e Ginecologia dell’Università degli Studi di Perugia ce ne sono due: c’è anche una certa Laura Giannone! http://www.med.unipg.it/ginecologia/docenti/schede/Laura%20Giannone.html Padre e figlia? Con la figlia che è dirigente di II livello dove il padre è direttore? Ma no, sarebbe inaudito! Sarà sicuramente un caso di omonimia.

  2. Non capisco il senso dello striscione, che cosa volete la casa gratis? in tutti i paesi del mondo devi pagare.. I proprietari se la sono sudata quella casa.. lo sfratto è una cosa normale,anzi in italia purtroppo in media ci vogliono due anni per sfrattare una persona questo và a svantaggio del proprietario.

  3. Per la verità non è affatto così, in molti Paesi – compresa l’Italia, a dire il vero – ci sono forme di edilizia pubblica gratuita o quasi proprio per assicurare il diritto di tutti, anche di chi non ha soldi per pagare, ad avere un tetto sotto cui dormire.
    In questo caso, chiaramente si tratta di scegliere tra il diritto dei proprietari a far fruttare un investimento e il diritto degli sfrattati ad avere un’abitazione. Io non ho dubbi su quale diritto sia da sacrificare, evidentemente nemmeno tu: nulla di male, vorrà dire che ci troveremo sui due lati opposti della barricata quando il momento verrà.

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