
È un film non soltanto molto divertente ma anche, tra una carneficina e una scena di sesso funambolico, estremamente lucido nell’analizzare la dinamica dello sfruttamento di cui sono vittima gli immigrati: una specie di Ken Loach in salsa pulp. Mi accingevo a scrivere un commento volto a sottolineare proprio la grande attualità del tema, ma tanti e tali sono i riferimenti alla politica nostrana che faccio prima a “riscrivere” la storia raccontata da Rodriguez come per farne un remake pavese.
MACÉTE
Il Consigliere leghista G.M. Dozzina è un vero razzista. Di notte percorre i campi intorno alla città a bordo di un furgone delle ronde padane e con i suoi amici di Forza Nuova, armato. Cercano tracce di immigrati clandestini, li trovano, li ammazzano. Dozzina si fa addirittura riprendere mentre gongolante accoglie a colpi di fucile un extracomunitario: “Questa è pazzia…” mormora il malcapitato. “PaZia?? Questa è PaVIA. Pavia! Capito? Neppure sanno parlare…” <BANG!>
In piena campagna elettorale, Dozzina lancia ripetutamente l’allarme contro l’esercito di immigrati che minaccia di travolgere le fondamenta e i costumi della buona società nostrana. Specialmente se la prende con i venditori di kebab, che fanno malsana concorrenza ai locali tipici della tradizione padana: pizzerie e McDonald’s.
Proprio uno di questi locali, gestito dalla bellissima (benché cieca da un occhio) Luz, è oggetto di particolari “attenzioni” da parte di Dozzina: tartassato quasi ogni giorno da pretestuosi controlli sanitari (grazie all’interessamento dell’assessore al commercio Piero Privi e del suo amico Ciriaco Ciarlo, direttore dell’A.S.L.) e vandalizzato quasi ogni notte da giovinastri di Forza Nuova che infrangono la vetrina o pasticciano svastiche e scritte in tedesco maccheronico sulla saracinesca.
Luz in effetti è l’organizzatrice della Rete, una associazione sotterranea che favorisce l’ingresso di extracomunitari clandestini aiutandoli anche a trovare un lavoro e un tetto.
Tra gli immigrati che bazzicano il locale di Luz c’è Macéte, un ex poliziotto dominicano che è dovuto emigrare dalla sua patria per sfuggire alla grinfie di Pino Bianchi, un boss della ’Ndrangheta trapiantato nei Caraibi che, non essendo riuscito a corromperlo, lo voleva morto. Macéte è così figo che sembra Chuck Norris, però di sinistra. Così figo che viene assoldato da un tale a bordo di una macchina lussuosa per compiere un attentato ai danni del Consigliere Dozzina: dovrà sparargli durante un comizio.
Ma il tale, che scopriamo essere nientepopodimeno che Ciriaco Ciarlo il direttore dell’A.S.L. amico di Piero Privi, sta giocando sporco: l’attentato è in realtà una messa in scena progettata per incolpare un extracomunitario e soffiare sul fuoco della xenofobia, rilanciando così le quotazioni in ribasso di Dozzina. Per rieleggere il Consigliere non è più sufficiente comprare qualche centinaio di voti, come già avvenuto in passato per Privi.
Ma chi c’è veramente dietro a tutto il piano? Non certo il povero Ciarlo, secondo i suoi stessi compari poco più di un mitomane. Ciarlo agisce in realtà per conto della cosca di Pino Bianchi, che ha interessi anche nel Nord Italia: il boss della ’Ndrangheta vuole la rielezione di Dozzina per poter controllare il flusso di immigrati in città e da qui smistarli come manodopera a costo di sussistenza negli appalti di mezza Lombardia.
Macéte fugge e con l’aiuto di Luz e della Rete scopre il piano del suo antico persecutore, sgamando la password dell’indirizzo di posta elettronica del Consigliere Dozzina: terronsgohome@yahoo.it (la password è “boiakimolla”). Finalmente potrà avere la sua vendetta…
Non proseguo per non svelare troppi spoiler, ma tanto si è capito dove si va a parare.
Non sto dicendo che Machete sia un film politico, in senso stretto. Ma, una volta tanto, è indubbio che oltre le carneficine e le belle fighe (ce n’è una collezione: Michelle Rodriguez, Jessica Alba, Lindsay Lohan. Tutte finiscono a letto con l’improbabile Machete) ci sia un significato un po’ più profondo e molto condivisibile.
Il film vale la pena vederlo anche solo per carneficine e belle fighe, ma per una volta si può apprezzarlo anche col cervello acceso.
Sono contento che ci siano ancora siti dove si possa parlare liberamente