Il precario in vacanza… il governo in città

Anche quest’anno si perpetua l’ignobile tradizione per cui le peggiori riforme a danno di lavoratori, pensionati, etc. vengono approvate in sordina nelle ultime settimane di luglio, quando la maggior parte delle “vittime” ha la testa girata dall’altra parte. Ci si mette pure la cosiddetta “opposizione”, che solleva polveroni sulle beghe giudiziarie di Berlusconi (per carità, si tratta pure di questioni gravi) ma tace del tutto sui provvedimenti che colpiscono le condizioni di vita e di lavoro dei precari, e non solo.

Quello a cui perfino i giornali “amici” come Il Manifesto non dedicano che poche righe è che, stando bene attento a non farsi accorgere, il governo ha lanciato la prima seria offensiva contro l’Articolo 18. Non direttamente, certo: Berlusconi e Confindustria ricordano bene che cosa accadde quando ci provarono la prima volta, e non vogliono rischiare di trovarsi milioni di lavoratori inferociti in piazza. L’attacco stavolta comincia in modo furbetto, per vie traverse, con poche righe buttate lì in un decreto di centinaia di articoli, e prendendosela con la fascia più debole e ricattabile dei lavoratori: i precari.

Il fatto è questo: tra i provvedimenti del già famigerato “Decreto 112?, è prevista la modifica le sanzioni a carico delle aziende che assumano lavoratori a tempo determinato fuori dai limiti concessi dalla legge. Fino a oggi, la conseguenza in caso di contratti a termine “abusivi” era che, accertata da un giudice la violazione, il contratto si considerava a tempo indeterminato fin dal momento in cui era stato stipulato e l’azienda era condannata a versare tutte le retribuzioni perdute. La “riforma” prevede invece che la sola conseguenza per l’azienda sia il pagamento al lavoratore di un indennizzo compreso tra 2,5 e 6 mensilità di retribuzione.
Non sfuggirà la portata di questa modifica. Se già oggi un numero enorme di contratti erano stipulati a termine fuori dai limiti consentiti, nonostante l’esistenza di sanzioni teoricamente significative, la nuova legge crea i presupposti per utilizzo praticamente senza limiti del lavoro a tempo determinato: mal che vada, il padrone “beccato” ad abusare del lavoro precario se la caverà pagando poche migliaia di euro (considerato anche che lo stipendio medio di un precario è inferiore a quello di un lavoratore a tempo indeterminato).

È anche un vero e proprio cavallo di troia per scardinare dall’interno il sistema dell’Articolo 18. In pratica, infatti, alle aziende con più di 15 dipendenti (soggette alla severa disciplina dell’art. 18 in caso di licenziamento illegittimo di lavoratori a tempo indeterminato) converrà sempre, con la nuova legge, assumere lavoratori a termine anche in assenza dei presupposti di legge: la conseguenza sarà identica a quella di un licenziamento illegittimo fuori dal campo di applicazione dell’art. 18, e cioè il pagamento del ridicolo indennizzo invece dell’obbligo di riassunzione!

Non è difficile immaginare che una simile “liberalizzazione” del lavoro precario avrà conseguenze a cascata sulle condizioni di lavoro di tutti i lavoratori, dal momento che uno strumento di ricatto così formidabile nelle mani dei padroni sbilancia ulteriormente i rapporti di forza a loro favore: “Non ti piace? Stai a casa”.

Di fronte a questo nuovo, potente attacco del padronato, è evidente che nessun soccorso può giungere dalla “opposizione” parlamentare – e infatti nessuna protesta si è levata dal PD o dall’Italia dei Valori su questo punto. Del resto, il programma economico di questi partiti non è molto diverso da quello delle destre.
L’unico modo per fermare questa offensiva è organizzare le lotte operaie del prossimo autunno. Il sindacato deve abbandonare ogni illusione concertativa e tornare ad assumere una chiara prospettiva di classe e di conflitto sociale: nessun accordo è possibile con chi vuole smantellare pezzo per pezzo ogni conquista ottenuta dai lavoratori con le lotte del passato. Quelle lotte devono essere l’esempio: la storia ci ha già mostrato che quando i lavoratori scendono in piazza pronti a dare battaglia, i padroni e i loro lacché hanno la strada sbarrata!

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