Appunti per il mio prossimo viaggio a Berlino

Scienziati, astronauti e torri televisive

Ultimo giorno di vacanza. Nell’illusione di prolungarne il sapore provo a buttar giù un piccolo breviario di suggerimenti per il me stesso che certamente, tra qualche anno, vorrà tornare a Berlino. Lo so, è un’illusione falsa, un po’ come tentare di mantenere il gusto di un buon bicchiere di vino non lavandosi i denti dopo cena. Ma tentiamo lo stesso.

1. Tornare solo dopo che avranno riaperto al pubblico l’Altare di Pergamo: dunque non prima dell’estate 2019.

2. Visitare nuovamente il Pergamon Museum, per l’appunto, ma anche il Neue Museum, proprio lì accanto sulla Museumsinsel. Innamorarsi ancora del busto di Nefertiti.

3. Se possibile, evitare di andarci ad agosto. Se proprio non si può farne a meno, accertarsi che l’alloggio abbia l’aria condizionata.

4. A proposito di alloggio, la zona del Naturkundemuseum è perfetta: un quarto d’ora a piedi dall’isola dei musei, dalla Hauptbahnhof, dalla stazione di Friedrichstrasse; a pochi passi metropolitana, tram e bus per parecchie destinazioni; a questo giro comodo anche per l’aeroporto di Tegel, che però verrà chiuso nei prossimi anni, pare. Da evitare però il Nordic Hotel, dove la cortesia sembra sconosciuta.

5. Prenotare, rigorosamente online, una cena sulla torre della televisione in Alexanderplatz, e un’altra da Freischwimmer lungo un canale della Sprea.

6. Per una birretta prima o dopocena, a seconda di dove ci si trova al momento, fermarsi da qualche parte nell’ex officina RAW Tempel, alla Clärchens Ballhaus (si può anche cenare) o nella “spiaggia” del Monbijouxpark di fronte al Bode Museum sulla sponda della Sprea, dove volendo si può pure assistere al teatro all’aperto (in tedesco, temo). Oppure in uno qualunque dei centomila altri posti che non ho notato stavolta ma che ci ispireranno lì per lì.

7. Se proprio dovesse venir voglia di sushi, un posto delizioso è Smart Deli, dalle parti di Oranienburger Tor.

8. La domenica si può andare in Prenzlauer Berg al mercatino delle pulci: evitare quello del Mauerpark, molto meglio girare in Arkona Platz, più piccolo e più vivibile, ma anche più autentico. In zona, nel parco di Wiensbergweg, vale la pena concedersi una pausa sciallo sul terrazzo del Rosengarten.

9. Se vien voglia di tornare al Museo del Cinema, andarci il giovedì dopo le 16 quando è gratis.

10. Dovendo scegliere, però, visitare il Designpanoptikum, Museo surreale degli oggetti industriali, in cui ci siamo imbattuti casualmente e di sfuggita quando era troppo tardi.

11. A proposito di musei, uno che vale la pena di rivivere è il Bauhaus Archiv (che oltretutto è compreso nel prezzo della Museum Card). Se all’epoca sarò molto ricco, comprare al bookshop un esemplare della scacchiera disegnata da Josef Hartwig. Già che si è in zona (si fa per dire), ci si può spingere fino all’Olympiastadion.

12. Fare un giretto nel Nikolaiviertel e porgere omaggio a Marx ed Engels, dando nel frattempo un’occhiata al nuovo Humboldt Forum che da qui al 2019 sarà stato completato.

Se poi qualcuno ha altri suggerimenti, sono molto ben accetti.

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6 comments

  1. Domanda al volo: è vero, come ho letto, che è stata praticamente cancellata la memoria (insieme al complesso degli edifici più rappresentativi) dell RDT o DDR che dir si voglia?
    Intendo, soprattutto, la Berlino Est che ovviamente esisteva prima della cosiddetta “svolta”… in sosstanza un volgarissima annessione, come dimostra Vladimiro Giacchè nel suo libro “Anschluss.”
    Scusa la schematicità ma stamattina ho poco tempo per scrivere con una qualche chiarezza.
    A presto.

  2. Ciao Riccardo, non posso risponderti con precisione perché la Berlino Est pre-unificazione l’ho vista soltanto nei film. L’impressione che ho avuto è stata senz’altro che, nel complesso, il retaggio della DDR sia stato mantenuto sostanzialmente in forma di “testimonianza di un’epoca (fortunatamente) passata”, nel migliore dei casi, o di “curiosità per turisti”, nel peggiore.
    Dal punto di vista strettamente urbanistico/architettonico, la parte meglio conservata, tra quelle che ho visto, è la zona a est di Alexanderplatz, e in particolare la Karl Marx Allee, che però per la funzione che aveva sotto il regime non si presta molto a dare uno spaccato di “vita vissuta”. Gli ex quartieri popolari intorno al centro, invece, sono stati in gran parte riqualificati e, per quanto piacevoli per un visitatore, raccontano poco del passato.
    Quanto agli edifici più rappresentativi, in realtà l’unica vera cancellazione è quella del Palazzo della Repubblica, che è stato demolito alcuni anni fa (pare anche per via dell’amianto che conteneva) e al posto del quale è in costruzione, tra le polemiche, un nuovo edificio futuristico di cui al momento esiste solo lo scheletro. Gli altri edifici storici di Berlino Est in effetti preesistevano alla divisione e più o meno sono lì.
    Personalmente non sono mai stato un grande sostenitore del regime della DDR (per usare un understatement), e l’idea che mi sono fatto leggendo e girando per la città e i suoi musei (fatta la tara della loro impostazione rigorosamente filo-occidentale, ovviamente) è che tutta la vicenda di Berlino Est e della riunificazione sia un po’ più complessa di una “volgarissima annessione” (non ho letto però il libro di Giacché). Che poi in generale la Germania Est sia stata utilizzata come riserva di manodopera a basso costo anche per attaccare le condizioni di vita dei lavoratori dell’Ovest, è fuori dubbio, ma è parzialmente un altro discorso.
    A presto!

  3. Caro Alessandro, non tanto per dimostrami un “sostenitore della DDR”, quanto per una questione di maggior chiarezza, aggiungo quanto segue:
    il testo di Giacchè, sulla base di fonti sia della DDR che della G. Ovest (BRD), prova chiaramente come si sia trattato di una volgarissima annessione. Avvenuta su basi, ancor prima che politiche, economiche, mediatiche e finanziarie.
    Sempre Giacchè riporta dichiarazioni di politici della BRD come per es. l’ex-cancelliere Helmut Schmidt, secondo il quale nell’ex-DDR furono epurati oltre che politici, tutto un ceto intellettuale, culturale e professionale (spesso si trattava di artisti o di semplici insegnanti). Schmidt afferma che la BRD fu molto più dura “coi comunisti che con gli ex-nazisti.”
    Non dimentichiamo che come dimostrava già Enzo Biagi in “Crepuscolo degli dei” (1961), nei governi di Adenauer c’erano tanti ex-nazisti; del resto, lo era stato anche Schleyer, presidente della confindustria tedesca.
    Intanto, la Germania riunificata e “democratica” elimina perfino luoghi, tracce e prove dei lager naziti, come prova Monika Zorn nel suo “Uccisi 2 volte.” Luoghi, tracce e prove che esistevano ancora nella ex-DDR…
    Oltre all’annessione politica, perfino l’ex-dissidente Wolf Biermann (!) nel suo libro “Il coniglio divora il serpente” prova la demolizione sociale e lavorativa della DDR.
    Nei suoi “Appunti dal carcere”, Honecker documenta questo ed altro. Certo, lui faceva parte della nomenklatura.
    Ma la politica estera della DDR a favore della pace (per es. il trattato sulla linea Oder-Neisse), i progressi in campo industriale, culturale, la piena occupazione, la sanità e scuola pubbliche ecc. ecc. ed al contrario l’eterodirezione da ovest della cd “svolta” sono incontestabili.
    Segue 2/a parte

  4. Il punto centrale nella demonizzazione della DDR (al cui interno esistevano certo anche lati discutibili) è questo: “dimostrare” che in Europa occ. non poteva né potrà esistere uno Stato socialista ed anticapitalista.
    Questo perchè l’Europa occ. è stata ed è tuttora uno dei centri del capitalismo mondiale, che si vorrebbe spacciare per sinonimo di democrazia.
    Nel volume “Luoghi della memoria ed identità collettive”, della sociologa tedesca Barbara Gruning, si smaschera il trionfalismo occidentale, che cerca di cancellare e/o di falsificare perfino il vissuto della gente della DDR, che non era affatto riducibile alla sola “Stasi”… come se da noi non fossero mai esistite mafie, CIA, polizia di Scelba, di Kossiga, strategia della tensione ecc. ecc.
    Insomma, l’”Ostalgie”, come dimostrato da recenti sondaggi, oltre che da varie opere artistiche ed in genere culturali, ha una base senz’altro seria e non semplicemente nostalgiche.
    Scusa l’intervento-fiume, che però un compagno ed un professionista serio come te saprà se non apprezzare o condividere, almeno tenere in (una qualche) considerazione.
    Salutoni!

  5. Ciao,
    hai letto senz’altro molto più di me sull’argomento. Certamente la Germania Ovest era stata concepita e ampiamente finanziata per essere una vetrina del capitalismo trionfante proprio sul confine con il blocco socialista. Sono anche d’accordo sulla considerazione che la “Ostalgie” abbia una base materiale, e non è un caso che sia particolarmente sentita in questi ultimi anni di crisi. Infine, senz’altro condivido che il regime socialista della DDR, per quanto deformato e corrotto, assicurasse una maggiore equità sociale di quello attuale, in cui oltretutto la Germania è il vertice di un sistema che si regge sulla miseria di stati come la Grecia: mi ha colpito ad esempio apprendere, nel museo dedicato alla DDR – che per quanto ideato a uso e consumo dei turisti occidentali conteneva documenti molto interessanti – che il potere d’acquisto di un salario operaio nella Germania Est degli anni Settanta fosse notevolmente superiore a quello di un operaio italiano della stessa epoca (naturalmente questo era dovuto ai prezzi calmierati di molti beni di consumo).
    Detto questo, ho molti dubbi sulla visione della DDR (così come degli altri regimi stalinisti dell’Europa dell’Est) come faro di pace e democrazia.

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