Una bugia tira l’altra

Mi rendo conto di essere un po’ ripetitivo in questo periodo, ma che ci volete fare? Questo continuo scrivere delle giravolte di CGIL e FIOM, Confindustria e FIAT, è il mio modo di partecipare alla marcia di avvicinamento alla manifestazione del 15 Ottobre. Da lì mi auguro che sorga un movimento in grado non solo di spazzare via il Governo, ma di costruire un’autentica alternativa politica democratica e partecipata dal basso, fondata sulle esigenze e sui diritti di chi lavora e non di chi ingrassa sul lavoro altrui. E scusate la retorica.

Dal mio modestissimo angolo, traggo qualche buon auspicio sulla riuscita della manifestazione dal fatto che, soltanto nell’ultima settimana, Avvocato Laser è stato raggiunto più di 400 volte da persone che cercavano informazioni sulla “manifestazione del 15 ottobre”: una frequenza tanto alta su una singola chiave di ricerca non si era mai verificata in passato.

Chi invece sono certo che del 15 ottobre vorrebbe sentir parlare il meno possibile sono due tra i più illustri partecipanti a un convegno a cui ho assistito un paio di giorni fa sull’art. 8 della manovra e l’accordo interconfederale del 28 giugno, sulla funzione dei contratti collettivi nazionali e sulle prospettive per il mondo del lavoro: il Senatore Pietro Ichino e il segretario della CGIL Susanna Camusso.

Non stupirà i lettori più attenti che i due, al di là di schermaglie di facciata, fossero d’accordo sul punto centrale della questione: l’opportunità di indebolire il contratto nazionale in favore dei contratti aziendali.

Ichino ha naturalmente infarcito il suo “comizio” montando il suo solito cavallo di battaglia: la flexsecurity, strano animale che si nutre della precarizzazione di tutti i rapporti di lavoro, con l’abolizione dell’Articolo 18, e dovrebbe cacar fuori come per magia un sistema di welfare a carico non dello Stato ma delle aziende. Un “fantasindacalista”, si è definito pomposamente il Senatore, con la faccia tosta di vantarsi per aver anticipato il diktat della Banca Centrale Europea al Governo italiano. “Al massimo un fantademente”, gli avrebbe risposto sdegnosamente la Principessa Leia.

Se non altro, va riconosciuto a Ichino il merito di aver ribadito che la firma del 21 settembre non intacca minimamente la validità dell’art. 8 della manovra: altro che “neutralizzarlo”, come aveva dichiarato la Camusso pochi giorni prima!

E proprio il segretario della CGIL si merita la palma della sparata più grossa, per aver cercato di difendere il principio della derogabilità in peggio dei contratti collettivi nazionali in questo modo: “L’accordo del 28 giugno sarà uno strumento utile, in una prossima fase economica, anche per stipulare contratti aziendali migliorativi del contratto nazionale“. Peccato che contratti migliorativi del CCNL si potevano fare anche prima dello scellerato accordo del 28 giugno, essendo fino ad allora impedite soltanto modifiche in peggio. Insomma, una menzogna spudorata. La seconda in pochi giorni, dopo la panzana della ratifica del 21 settembre che avrebbe “neutralizzato” l’art. 8 della manovra.

Se è vero che le bugie hanno le gambe corte, si può ben sperare che nella marea di protesta che sta salendo la Camusso finisca sott’acqua!

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