Il Veggente

Questo è uno dei pochissimi racconti che abbia mai scritto (o meglio, “tradotto”). Sono molto orgoglioso del fatto che sia stato pubblicato in una raccolta di apocrifi di P.K. Dick curata dal bravissimo Valerio Evangelisti (qui la sua “traduzione”: http://www.carmillaonline.com/archives/2007/10/002403.html#002403) a perenne dileggio del sindaco di Bologna: “Scorrete lacrime, disse lo sceriffo”.

IL VEGGENTE
di Philip K. Dick
(traduzione di Alessandro Villari)

I nomi sui due segnaposti laterali erano scritti in caratteri bianchi: “Corsigo Efferati – Assessore alla Pubblica Sicurezza”; “Fiore T. Segafroci – Assessore alle Politiche Sociali”. Al posto d’onore, invece, il nome del Sindaco era in lettere d’oro. Regio Stafferoci teneva molto a questi piccoli dettagli – sono i particolari che conferiscono l’autorità, amava chiosare frequentemente.

Oggi la sua carriera avrebbe raggiunto l’apice. Per anni aveva combattuto contro la criminalità e il disordine una guerra implacabile, che tanti suoi colleghi, e soprattutto la faziosa stampa cittadina, davano per persa. Ma adesso, finalmente, avrebbe ufficializzato l’impiego dell’arma definitiva, che avrebbe assicurato per sempre la sicurezza alla sua gente.
Non che, lontano dai riflettori, non fossero stati condotti esperimenti per testarne affidabilità ed efficacia: non a caso, negli ultimi mesi, non solo il tasso di reati commessi a Bagnolo era calato del 35%, ma erano state efficacemente sventate decine di manifestazioni, cortei, feste, che avrebbero sicuramente compromesso l’ordine e il decoro della città.
Ma lui, il Sindaco Regio, come amava chiamare se stesso, contava che il tasso si sarebbe praticamente azzerato di lì a poco: a Bagnolo l’utopia di una città senza crimine sarebbe diventata realtà.

E dire che tutto era iniziato per un caso assolutamente fortuito.
Durante una ronda di routine, i vigilanti avevano fermato un immigrato sudamericano, che si aggirava solitario e silenzioso per le vie della città vecchia. Alle domande degli agenti non aveva aperto bocca, limitandosi a ciondolare ebete: era evidentemente drogato, e tanto bastava per condurlo in caserma per gli accertamenti di rito.
A questo punto era accaduto un fatto imprevedibile: l’immigrato aveva perso conoscenza (questo di per sé non era sorprendente, era anzi qualcosa che accadeva spesso durante la procedura standard di interrogatorio), quindi si era risvegliato dopo pochi istanti come in trance, gli occhi pesti sbarrati e il corpo rigido. Con voce flebile e innaturale aveva cominciato a descrivere nei particolari quella che appariva essere la riunione preparatoria di un corteo di protesta: un ritratto vivido di luoghi e persone, così dettagliato che, anche se il sudamericano non aveva fatto nomi, gli investigatori erano riusciti a identificare il posto – il Centro Sociale Shark – e le persone coinvolte.
Insospettiti, avevano contattato gli agenti infiltrati nel Centro Sociale, chiedendo conto di una riunione del genere, ma quelli avevano assicurato che nulla di simile aveva avuto luogo. Il caso era stato archiviato e il giovane, che nel frattempo si era ripreso, era stato rilasciato (non senza un’ultima ripassata). Ma, tre giorni dopo, gli agenti infiltrati allo Shark avevano riferito di aver partecipato a una riunione di preparazione a un massiccio corteo non autorizzato per le vie del centro. Nel loro rapporto erano citate frasi, e perfino particolari insignificanti come l’abbigliamento di questo o quel “compagno”, che coincidevano perfettamente con la descrizione fatta dall’immigrato.
Solo allora il Sindaco era stato informato della vicenda, e aveva preteso che il sudamericano venisse immediatamente rintracciato e trattenuto: la sera stessa Valerio Salinas era nuovamente nelle mani delle Forze dell’Ordine, ma questa volta era stato affidato alle Milizie Speciali.
Una prova dopo l’altra, era emersa la verità sconcertante che il giovane era in grado di prevedere il futuro: o meglio, poteva vedere, con un anticipo di circa una settimana, quando qualche azione criminosa veniva progettata – cortei di protesta, rave party, sfilate provocatorie, occupazioni abusive. Il grado di dettaglio delle sue visioni era tale che era sempre possibile risalire ai responsabili, e sventare tempestivamente queste minacce contro l’ordine e la sicurezza. L’unico problema era che, per ottenere le visioni, era necessario che Salinas fosse in uno stato di notevole stress psico-fisico: ma era poi davvero un problema? In fondo, non era che un immigrato.

La sala dell’Antico Caffè Rito era stracolma, l’annuncio del Sindaco circa l’impiego e il funzionamento della nuova procedura pre-crimine era stato accolto da un applauso convinto. I cittadini della Bagnolo “bene” erano felici di sapere che non avrebbero più dovuto sprecare prezioso liquido tergicristalli dei loro SUV per innaffiare a dovere le orde di lavavetri che infestavano gli incroci; gli imprenditori edili, dal canto loro, erano deliziati al pensiero di non avere più davanti ai cancelli presidi di protesta ogni volta che un operaio cadeva da un’impalcatura.
Soltanto nelle file occupate dai giornalisti le mani, anziché battere entusiasticamente, erano levate in aria per le domande di fine conferenza. Ma, d’altra parte, Regio Stafferoci non era mai andato molto d’accordo con la stampa.

“Signor Sindaco, in sostanza, la procedura pre-crimine fa in modo che vengano arrestate persone che in realtà non hanno commesso alcun crimine: innocenti, insomma. Oltre a porre un evidente problema morale, come si concilia questo con il principio della presunzione di innocenza?”

Stafferoci si aspettava questa domanda. A dire il vero, se l’era posta lui stesso alcuni mesi prima, quando era iniziata la fase di prova della pre-crimine. Non era tanto la questione giuridica ad angustiarlo, quanto quella etica. Era perciò che, ateo, si era rivolto a una guida spirituale, che lo aiutasse a dirimere la questione.
Frate Griso Fieco era un domenicano di origine spagnola, ma ormai perfettamente ambientato a Bagnolo, dove viveva da quasi venti anni. Era noto, negli ambienti religiosi cittadini, per la sua ferrea integrità morale, ed era proprio per questo che il Sindaco l’aveva scelto come Consigliere personale.
Quando gli aveva spiegato la vicenda ed esposto i suoi dubbi, Frate Griso aveva allargato le braccia e, col volto disteso e sereno, aveva replicato sicuro: “È conforme ai precetti divini sacrificare un principio, per raggiungerne un altro più nobile. Non temere, prosegui sulla retta via che hai intrapreso”.
Il frate si era anche offerto di accudire il “Veggente”, come alla pre-crimine avevano cominciato a chiamare Valerio Salinas: una persona che parlasse la sua lingua, aveva detto, gli sarebbe stata di conforto.

Con la stessa sicurezza con cui Frate Griso gli aveva parlato quella prima volta, il Sindaco rispose al giornalista: “Quanto alla questione giuridica, come dovrebbe sapere il principio di presunzione d’innocenza è stato abolito più di dieci anni fa dal Presidente Grolli. E quanto all’aspetto morale, sarebbe meglio dire che le persone arrestate non hanno ANCORA commesso un reato: la procedura pre-crimine ci assicura con assoluta certezza che costoro ne commetteranno uno nel giro di pochi giorni. Se c’è una differenza, è soltanto che nessuno è stato ancora danneggiato, ed è proprio questo che perseguiamo: il bene e la sicurezza dei cittadini rispettabili.”
“Signor Sindaco, quando entrerà in funzione la procedura pre-crimine?”
“Oh, ma è già in funzione in questo momento, mentre stiamo parlando. Quello che vedete qui è solo uno dei due terminali: ogni volta che il nostro Veggente emette un verdetto, le informazioni vengono elaborate da un computer centrale, che provvede all’identificazione dei criminali. L’identità viene poi trasmessa, contemporaneamente, al terminale nell’Ufficio del Sindaco – questo che vedete qui adesso – e a quello nella centrale delle Milizie Speciali, che nel più breve tempo possibile portano a termine l’arresto.”
Proprio in quel momento, la macchina posta sul tavolo, di fronte al Sindaco, emise un ronzio. “Sembra che stiamo per avere una dimostrazione pratica”, commentò allegro Stafferoci.
Come da una stampante, dal terminale uscì dopo pochi secondi un foglio: non era carta, bensì una lamina di platino-iridio, in modo che fosse virtualmente impossibile qualsiasi contraffazione. In alto, era stampigliato il motto della pre-crimine: “Ti frego serafico”. Era nato per scherzo, da una delle frasi pronunciate dal Veggente nei suoi deliri, ma, a pensarci bene, era piuttosto appropriato, ed era stato adottato ufficialmente.

Il sorriso sul volto del Sindaco si spense non appena lesse il nome indicato dal computer:

REGIO STAFFEROCI
SINDACO DI BAGNOLO
COLPEVOLE PER FUTURA ISTIGAZIONE DI RADUNATA SEDIZIOSA, DANNEGGIAMENTO, VIOLENZA PRIVATA

Stafferoci non fece in tempo a riprendersi dallo shock, che già il terminale emetteva un secondo verdetto:

CORSIGO EFFERATI
ASSESSORE ALLA PUBBLICA SICUREZZA DI BAGNOLO
COLPEVOLE PER FUTURA ISTIGAZIONE DI RADUNATA SEDIZIOSA, DANNEGGIAMENTO, VIOLENZA PRIVATA

e ancora un terzo:

FIORE T. SEGAFROCI
ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI DI BAGNOLO
COLPEVOLE PER FUTURA ISTIGAZIONE DI RADUNATA SEDIZIOSA, DANNEGGIAMENTO, VIOLENZA PRIVATA

Il Sindaco e i suoi collaboratori erano pietrificati dallo sgomento. Incapaci di muovere alcun gesto e di pronunciare parola, rimasero muti e immobili mentre gli uomini delle Milizie Speciali facevano irruzione nella sala, e serravano ai loro polsi le manette, nello sconcerto generale.
Del resto, nessuna parola sarebbe servita: quando la pre-crimine emetteva un verdetto, non era previsto processo né appello, ma solo l’esecuzione della sentenza. Avrebbero trascorso i dieci anni successivi in prigione.

Pochi giorni dopo, due piani sotto il livello della superficie, nella zona di massima sicurezza nella centrale delle Milizie Speciali, Frate Griso Fieco era perplesso mentre si puliva il volto imbrattato di sangue: un sorriso era comparso sul volto di Valerio Salinas, nonostante l’ultima sessione del “trattamento” fosse stata particolarmente violenta. Che avesse saputo dei tumulti contro la pre-crimine, che da due giorni paralizzavano la città? Come punto nel vivo, il frate posò la frusta e diede un altro giro alla ruota. Si udì un rumore sordo di ossa rotte, e il Veggente perse definitivamente conoscenza con una strana espressione sul viso, quasi fosse, finalmente, soddisfatto.

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