Milano del cuore 2 – il Mind the Gap

Come i più attenti lettori ricorderanno, ho iniziato un paio di settimane fa una rassegna dei miei luoghi preferiti di Milano, man mano che torno a viverli dopo la fine del lockdown. Il primo post lo trovate qui.

Il Mind the Gap – via Curtatone

Sono sempre stato uno sportivo da divano. Ma se c’è una cosa che mi è sempre piaciuta di più che guardare una bella partita di calcio sdravaccato in salotto (in realtà ce ne sono diverse, anche se non moltissime), è guardare una bella partita di calcio seduto su uno sgabello al pub.

Una delle pochissime lacune della mia felice vita pavese, è che non ho mai trovato il pub. Certo, qualche volta capitava di andare al Boccio (ricordo una buffa serata in occasione di un Inter – Porto in cui senza pensare mi ero portato dietro una sciarpa del Porto: non fatelo) o all’Abate; per un periodo, con Guido, si andava ogni tanto all’Ateneo o al Black Bull, o perfino al Billiards dove nel frattempo i vecchi ci insegnavano a giocare all’italiana. Ma di nessun posto, in oltre quindici anni, posso dire di essere stato un avventore abituale. Per dire: della finale dei mondiali del 2006 guardammo il primo tempo al maxischermo del bar nel cortile dell’Università; infastiditi dall’atmosfera poco concentrata, ce ne andammo all’intervallo a casa di Margherita per il secondo tempo, i supplementari e i rigori.

Per i prossimi mondiali, invece, non ho dubbi: li vedrò al Mind the Gap. Mi ci ha portato per la prima volta Fabio, che non ringrazierò mai abbastanza.

Il Mind è in centro, a pochi passi dal tribunale e dieci minuti dal mio studio – il che è particolarmente comodo per le partite infrasettimanali. Quando entri ti accolgono un bancone all’inglese, i quattro schermi della saletta “di qua”, quella con i tavolini alti e gli sgabelli, un florilegio di maglie, sciarpe, poster e gagliardetti, le birre buone, la lavagna con il menù della cucina e, proprio sopra l’ingresso, un cartello con la scritta “La birra ti fa sentire come ti dovresti sentire senza la birra“, citazione di un autore a me sconosciuto. Nella saletta “di là” altri schermi e altre decorazioni, ma non ostentate come in altri pub sportivi per darsi un tono, ognuna al posto giusto.

Si beve ottima birra, al Mind, ma si mangia anche molto bene: per me, io prendo quasi sempre il club sandwich, qualche volta il tiramisù. E per essere in centro a Milano, si spende anche poco. Ma la cosa davvero bella del Mind the Gap è che ti fanno sentire a casa: puoi andarci con la maglia della tua squadra, puoi esultare se segna o imprecare se perde, avrai sempre una parola competente di incoraggiamento o di conforto da qualcuno degli osti o dei cuochi.

Al Mind sono passato in pochi mesi da “l’amico di Fabio” a “quello che tifa l’Atalanta” ad “Ale”, fino a (pochi mesi fa) “non dovevate vendere Masiello”.

Chiaro che parte della magia ce la mette, in quest’epoca d’oro, Giampiero Gasperini, che si è trasferito a Bergamo un anno dopo che io mi ero trasferito a Milano e mi ha regalato innumerevoli serate memorabili. Tra vedere una partita di coppa senza l’Atalanta e vederne una con l’Atalanta, c’è tutta la differenza del mondo. Tra l’altro, vedere le partite al Mind di solito porta fortuna. Non sempre però: ricordo un Atalanta – Empoli finito 0-0 che per poco non ci costava la Champions. Era un posticipo di campionato di lunedì tardo pomeriggio e a vederla eravamo solo io e un tifoso dell’Empoli.

Comunque, se state nei dintorni di Milano e amate il calcio, venite al Mind the Gap: può essere che mi troviate al tavolo d’angolo, con la visuale su tre dei quattro schermi della sala “di qua”.

Per concludere, le tre partite più entusiasmanti che ho visto al pub negli ultimi anni. In realtà sono tutte abbastanza recenti:

  1. Atalanta – Juventus 3-0 in Coppa Italia nella primavera 2019
  2. Shakhtar Donetsk – Atalanta 0-3 in Champions League lo scorso autunno
  3. Atalanta – Lazio 3-2 in rimonta della scorsa settimana.
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