Storie balcaniche: l’isola di Rab

L'albero della libertà

Ma dicevamo del mio viaggio estivo in Croazia. Abbandonata l’Istria con l’affascinante arcipelago delle isole Brijun, a colpire la mia curiosità è un’altra isola, questa volta al largo della Dalmazia settentrionale (o forse nell’estremità meridionale del golfo del Quarnaro, non saprei), un centinaio di chilometri a sud di Rijeka/Fiume.

Quando abbiamo preparato a tavolino il nostro percorso lungo la costa della Croazia, come tappa di puro mare abbiamo scelto l’isola di Rab/Arbe abbastanza casualmente, attirati principalmente da due ordini di motivi: in parte ragioni logistiche, considerato che l’isola si trova più o meno a metà strada tra Fiume e Zara, che avremmo visitato in giornata prima e dopo, e che è vicinissima alla terraferma, limitando così al minimo il traghetto. Ma soprattutto ci ha incuriositi apprendere che nella penisola di Lopar, nella parte settentrionale dell’isola, si trovasse un’apparentemente rinomata Spiaggia Paradiso (secondo i siti turistici, una delle cento spiagge migliori al mondo): un nome una garanzia.

Purtroppo è venuto fuori che la Spiaggia Paradiso sta alle spiagge come la Torta Paradiso per cui Pavia è famosa nel mondo sta alle torte: fa cagare. Va detto, per completezza, che proprio nei dintorni della spiaggia di merda (davvero, l’aspetto è quello) si trovano calette molto più graziose, ad avere tempo si potevano fare anche dei bei giretti in barca, ma di tempo ne avevamo poco, sarà per un’altra volta.

In compenso, l’unica, minuscola cittadina dell’isola, da cui questa trae il nome (o viceversa?) è deliziosa, se non fosse per l’invasione di famigliole che rendono la passeggiata alquanto ardua. A colpirmi particolarmente, nell’immancabile Trg Slobode (Piazza Libertà), è un albero frondosissimo e pieno di luminarie. La targa con le informazioni turistiche spiega che si tratta di un leccio piantato nel 1921 per festeggiare la libertà dall’occupazione italiana.

Il riferimento è alla conquista dell’isola da parte di D’Annunzio nel 1920, seguito l’anno successivo, dopo un primo ritiro per ragioni diplomatiche, da altre truppe accorse su “invito” delle famiglie patrizie di origine italiana. Come vedremo, episodi come questo non sono isolati nella Dalmazia del primo dopoguerra. L’occupazione terminò nel dicembre del 1921, ed evidentemente la popolazione croata sull’isola non ne sentì la mancanza.

Non avrebbe festeggiato a lungo però: nel 1941 l’isola, insieme al resto della Dalmazia, fu annessa al Regno d’Italia. Tanto per non correre il rischio di farsi benvolere dalla popolazione locale, i nuovi occupanti nel giro di un anno impiantarono sull’isola un campo di concentramento, sul quale mi sembra particolarmente significativa la discussione sulla pagina di Wikipedia, che rivela un certo interesse più o meno velatamente negazionista sulla vicenda.

Io non ho fatto in tempo a visitarlo, chissà se l’ha fatto mia sorella, che ho incontrato più o meno casualmente sull’isoletta.

 

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