Di carta e di celluloide – febbraio 2014

Lego Gattopardo

Lego Gattopardo

Proseguo il resoconto mensile delle mie letture e dei film che ho visto al cinema. Le sorprese non mancano!

LIBRI

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo * * * * *

Ci voleva lo zio Raffaele per farmi leggere questo romanzo straordinario. “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi“: non è solo uno slogan da citare a casaccio, ma una sintesi meravigliosamente efficace di un’epoca, di una terra, di una classe. Tomasi di Lampedusa riassume meglio di un libro di storia (e con molta meno reticenza) le contraddizioni di cui vive il passaggio della Sicilia dal regime borbonico a quello piemontese, e lo fa con uno stile semplicemente perfetto. Non si può davvero scrivere meglio di così.

E non dimentichiamo il tormentone “Peppe ‘Mmerda”: un motivo in più per cui questo libro rimarrà nella storia, non solo della letteratura.

Antonio Ghirelli, L’eccidio di Fantina * * * *

Entroterra messinese, agosto 1862 (insomma, siamo sempre lì, e non è un caso): Garibaldi è stato appena ferito e arrestato in Aspromonte dall’esercito regio, che ha messo fine così alla spedizione diretta a liberare Roma dal papato. Un gruppo di volontari garibaldini rimasto indietro e sostanzialmente sbandato viene fermato da una compagnia dell’esercito regolare. Eventuali disertori dell’esercito sono invitati da un ufficiale a farsi avanti con la promessa che riceveranno il perdono del re e saranno rimandati alle rispettive compagnie senza ulteriori conseguenze. In sette, quasi tutti bersaglieri passati con Garibaldi, fanno un passo. Contraddicendo il proprio ufficiale, il maggiore Giuseppe De Villata ordina che vengano immediatamente fucilati, e così sarà. A dimostrazione del fatto che questo nostro paese è attraversato fin dalla sua nascita da una sotterranea guerra civile – altro che memoria condivisa! Sempre di più sono convinto che sia di estrema importanza dissotterrare questo filo rosso, che arriva dritto dritto fino a noi.

Wu Ming 4, Difendere la Terra di Mezzo * * * * *

Quando uscì il primo film della trilogia del Signore degli Anelli, nel 2001, quattro sfigati di Forza Nuova (o altri analoghi repellenti figuri) organizzarono un volantinaggio fuori dal cinema, a Pavia. In Difendere la Terra di Mezzo, Wu Ming 4 spiega, fra molte altre cose, perché giustamente Tolkien si sarebbe rivoltato nella tomba se lo avesse saputo. Ma ovviamente c’è parecchio di più: il saggio è un percorso guidato (e guidato magistralmente) attraverso l’opera e il mondo di Tolkien, ne offre una lettura moderna e originale (specialmente nella retrograda Italia, unico paese in cui per decenni la Terra di Mezzo è stata occupata manu militari dall’estrema destra), spiega in modo convincente le ragioni di un successo unico nella storia della letteratura. Se capita una presentazione del libro dalle vostre parti, andateci!

FILM

Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street * * * *

Ho scritto qui perché non lo considero né il capolavoro assoluto di cui parla molta critica main street, né la boiata postmoderna di parte della critica di sinistra. Strepitoso Di Caprio, una vera ingiustizia avergli negato (ancora!) l’Oscar.

Joel ed Ethan Coen, A proposito di Davis * * *

Mah, belli i colori saturi, la colonna sonora, il gatto e Carey Mulligan. Per il resto, non mi sembra proprio il meglio riuscito tra i film dei Coen. Il tema è quello solito, della lotta (inutile) dell’uomo contro la vita. Lo svolgimento però è noioso e un po’ scontato, manca del tutto la corda dell’ironia che altrove consentiva di assistere a storie deprimenti senza desiderare poi di tagliarsi le vene. Insomma, rispetto a un precedente come A Serious Man sono diversi punti in meno. Peccato.

George Clooney, Monuments Men * *

La storia di partenza sembrava potente: al culmine del secondo conflitto mondiale, mentre i nazisti in ritirata fanno terra bruciata dietro di sé, un “commando” di artisti americani viene inviato in Europa a salvare quel che resta del patrimonio culturale, evitando bombardamenti evitabili sui monumenti da preservare e cercando le opere d’arte rapite dai tedeschi in mezzo continente. Una batteria di attori strepitosa: George Clooney, Matt Damon, Cate Blanchett, Jean Dujardin, John Goodman. Un regista, Clooney, che aveva buoni precedenti, come l’ultimo Le Idi di Marzo, apprezzabile perlomeno per la tesi non scontata e poco retorica. Un bell’inizio, con le immagini della gente che che si affolla intorno al Cenacolo di Leonardo, a Milano, devastato dalle bombe.

Ecco perché questo film è la grande delusione del mese. Perché da tutto questo po’ po’ di potenziale è venuta fuori una storia banalizzata, piena della più becera retorica e dei più puzzolenti luoghi comuni del cinema di guerra americano, con tanto di stereotipo “americani buonissimi vs. nazisti cattivissimi e sovietici cattivi”. E poi tutto prevedibile, senza pathos – peggio! con tentativi mal riusciti di crearne dove non aveva senso mettercelo. Proprio brutto.

Phil Lord e Christopher Miller, The Lego Movie * * * *

Ma ti pare che il film dei Lego se la gioca meglio dei fratelli Coen? Eh, mi pare di sì. La storia: nel mondo dei mattoncini, lo stregone Vitruvius, sconfitto dal malvagio Lord Business, profetizza l’avvento di “quello Speciale”, che troverà la super arma in grado di porre fine al dominio di Lord Business e liberare l’umanità dalla ripetitività delle “regole”. Dieci anni dopo, un oscuro operaio trova per caso il “Pezzo Forte” e viene a sua volta trovato dal gruppo di ribelli che combatte in clandestinità i disegni di Lord Business. Nonostante il loro scetticismo…

Stiamo parlando ovviamente di un film per bambini o ragazzini. Ma, a differenza di porcherie come My Little Pony – Equestria Girls, racconta proprio una bella storia, promuove valori importanti come la libertà a costo della disobbedienza, la resistenza contro l’oppressione, il rifiuto del conformismo (e della versione per bambini del capitalismo: Lord Business), e lo fa in un modo molto divertente, tra gag e riferimenti nostalgici ai Lego del tempo che fu (personalmente mi sono commosso alla comparsa del Fantasma fosforescente, che a casa dei miei genitori ha abbandonato il suo castello circa venti anni fa e da allora sta appeso a un laccio, in modo che di notte possa sembrare sospeso in aria).

Riflettevo, scrivendo queste righe, che The Special One, più che a José Mourinho, potrebbe essere un riferimento al Django di Quentin Tarantino, definito come “quel negro su diecimila” che ha capito la necessità di spezzare le proprie catene: in effetti è proprio quello che fa l’operaio (e non è un caso!) Lego, inizialmente senza neppure accorgersene e via via sempre più consapevole del proprio ruolo.

Fatico a dare un giudizio tecnico sul film perché al multisala UCI di Villesse, dopo averci costretto a vederlo in 3D (non c’erano proiezioni bidimensionali la sera) ce l’hanno pure mostrato tarato male. Fortuna che almeno ne valeva la pena!

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