#ZittiMai!

Zitti mai!

Lunedì 10 febbraio si terrà l’udienza (probabilmente) conclusiva del processo per diffamazione nei confronti del mio amico e compagno Mauro Vanetti. A querelarlo è stato Pietro Trivi, esponente (ora candidato sindaco di Pavia) del Nuovo Centrodestra, per dei commenti che sostiene essere apparsi su Facebook ed essere lesivi della sua reputazione.

La vicenda è inquietante per molte ragioni, legate sia alla regolarità formale del processo, tra improbabili prove acquisite e richieste istruttorie della difesa assurdamente respinte, sia alla questione sostanziale sottostante. Non è solo per amicizia dunque che abbiamo lanciato da subito una campagna di solidarietà (che ha avuto fortunatamente una notevole eco mediatica) nei confronti Mauro, ma anche per denunciare una pericolosissima ingiustizia, e pure per raccogliere fondi in vista dell’eventuale condanna.

Questo che riguarda Mauro è solo l’ennesimo caso di repressione nei confronti di militanti e attivisti di sinistra: quel che non ottiene direttamente con la coercizione fisica, chi governa questo paese e le sue città lo persegue nelle aule di tribunale, invocando pene e risarcimenti insensati, con l’unico scopo di tappare la bocca a chi osa levare una voce critica.

I dettagli della faccenda sono spiegati nel volantino che lunedì mattina distribuiremo davanti al Tribunale di Pavia, di cui qui di seguito pubblico il testo. Faccio appello a tutti quelli che ne hanno la possibilità di partecipare al nostro presidio simbolico, alle 8.40 del 10 febbraio in Piazza Tribunale:

A Pavia si paga il pizzo, ma si processa chi parla di mafia

«E se quello va a denunciarlo, io gli sparo nel letto quando ritorna a casa.»
(Agostino Catanzariti, intercettazione del 26 aprile 2012: parla di un ristoratore di Pavia a cui ha chiesto il pizzo)

Oggi 10 febbraio 2014 al tribunale di Pavia si concluderà probabilmente con una sentenza di primo grado il processo a Mauro Vanetti, militante comunista, attivista antimafia e antislot, querelato dall’assessore al Commercio Pietro Trivi. Questo processo non sarebbe dovuto neppure iniziare.

RITORSIONI POLITICHE DEL CENTRODESTRA DI PAVIA CONTRO GLI ATTIVISTI ANTIMAFIA?

Il 12 ottobre 2011 due esponenti del PdL di Pavia, l’avvocato penalista Pietro Trivi (oggi candidato sindaco NCD) e Carlo Chiriaco, ex direttore dell’ASL, vengono assolti in primo grado dall’accusa di corruzione elettorale aggravata. Secondo il giudice, la consegna di denaro da parte di Chiriaco e Trivi al sindacalista UIL del S. Matteo Mimmo Galeppi durante la campagna elettorale non configura un reato. Immediatamente inizia una campagna politica da parte del centrodestra pavese volta ad affermare che chi aveva sostenuto che ci fossero infiltrazioni mafiose nella politica di Pavia doveva “chiedere scusa”. “Ora qualcuno dovrà chiedere scusa” dice il sindaco Alessandro Cattaneo a la Provincia Pavese del 13 ottobre 2011. Due settimane dopo, Pietro Trivi querela esponenti di diversi partiti avversari che vanno dal PD a Rifondazione Comunista passando per il Movimento 5 Stelle.

(Eppure le infiltrazioni mafiose nella politica di Pavia ci dovevano ben essere se nel dicembre 2012 Carlo Chiriaco viene condannato in primo grado a 13 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Tra le accuse: “costituisce elemento di raccordo tra alti esponenti della ‘ndrangheta lombarda e alcuni esponenti politici; favorisce gli interessi economici della ‘ndrangheta garantendo appalti pubblici […]; procura voti della ‘ndrangheta a favore di candidati in occasione di competizioni elettorali comunali e regionali”!)

La querela a Mauro Vanetti ha lo scopo di mettere il bavaglio a un oppositore politico: se venisse condannato saremmo di fronte a un precedente inquietante sia per le libertà digitali nel nostro Paese sia per la libertà di critica politica.

UN ATTACCO AI DIRITTI DEMOCRATICI DIGITALI E ALLA LIBERTÀ DI CRITICA POLITICA

Le frasi incriminate sono due commenti che secondo Trivi sono apparsi su Facebook. Trivi non ha prodotto nessuna prova dell’esistenza di questi commenti, si è limitato a stampare degli screenshot, cioè a riprodurre con una stampante le immagini che sostiene essere apparse sul suo computer. Non c’è stata nessuna indagine per verificare che quei commenti siano effettivamente comparsi su Facebook né che a scriverli sia stato Mauro Vanetti. Non sono stati forniti URL, log, sorgenti HTML della pagina web, indirizzi IP, niente di tutto ciò che normalmente gli inquirenti allegano a un processo di questo tipo e che è richiesto dalla giurisprudenza per condannare qualcuno per ciò che scrive sul Web. La difesa di Vanetti ha chiesto una perizia informatica imparziale, ma il giudice non gliel’ha concessa.

D’altronde, anche il contenuto dei presunti commenti non diffama Pietro Trivi (che non viene neppure nominato)! L’autore dei commenti si limita ad affermare che esistono a Pavia dei politici che “se la intendono” con la mafia, e che stanno “facendola franca”, facendo riferimento alla presenza di “picciotti”. A Pavia non esistono dei politici che se la intendono con la mafia? e a Pavia non esistono dei “picciotti”, degli individui compiacenti che sono utilizzati dalla mafia per i propri scopi? Chi osa dirlo, anche senza fare nomi precisi, deve essere portato in tribunale e messo a tacere? Non sarebbe meglio punire semmai chi osa negarlo, dopo che su questo argomento si sono scritti fior di libri e sentenze giudiziarie? Una città dove si paga il pizzo può permettersi di sottovalutare le mafie?

CON LE QUERELE-BAVAGLIO I POTENTI METTONO UN PREZZO ALLE NOSTRE PAROLE

Le querele dei potenti contro i cittadini che non stanno zitti sono uno strumento per zittirci, sono un sopruso, sono il tentativo di chi ha il potere di sfruttare le proprie conoscenze e la propria influenza per far condannare ingiustamente delle persone comuni. Risponderemo collettivamente a questo attacco, che non riguarda solo le singole persone querelate: abbiamo lanciato una campagna di informazione e una raccolta fondi nazionale (1000 euro già inviati da decine di persone in tutta Italia solidali a questa causa), per disinnescare la querela-bavaglio con la solidarietà.

Zitti mai!

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