Vivere senza slot – The novel

slot-machines

Vogliamo abolire il gioco d’azzardo liberalizzato: è questa, in sintesi, la proposta che dall’inizio di quest’anno i 4 compagni del Collettivo Senza Slot stanno diffondendo in ogni modo, attirandosi l’attenzione dei media e di tanti attivisti, e gli strali dei padroni del gioco “lecito”.

È una rivendicazione più complessa della semplice “abolizione del gioco”: certamente implica l’espulsione delle slot machine e delle altre forme d’azzardo dai locali aperti al pubblico, a cominciare dai bar; ma impegna lo Stato a nazionalizzare tutto il comparto, sottraendolo ai privati ed eliminando ogni lucro – compreso quello per lo Stato stesso: a rimanere aperte dovrebbero essere soltanto poche sale, tutte riconvertite a scopi terapeutici, con macchine programmate appositamente per impedire ogni perdita (e dunque ogni guadagno) e favorire l’uscita dalla dipendenza.

Nonostante sia ormai molto diffusa la critica contro le slot machine e le altre forme di gioco d’azzardo, questa non è una posizione maggioritaria neppure tra gli attivisti NoSlot, anche se suscita interesse e consensi crescenti. Non stupiscono, d’altra parte, le reazioni isteriche delle associazioni che rappresentano gli imprenditori del gioco d’azzardo, con tanto di esposto in Procura ai danni del Collettivo.  Ieri è uscito il libro scritto da questi pericolosi sovversivi: Vivere Senza Slot. Ho avuto la fortuna di leggerlo in anteprima e vi consiglio di procurarvelo. Il fatto che i componenti del Collettivo Senza Slot siano anche quattro dei miei migliori amici, ve lo garantisco, non è il motivo principale del mio suggerimento.

Vivere Senza Slot è un percorso guidato all’interno di un mondo che gli stessi autori hanno scoperto relativamente da poco, e pressoché da zero. Forse anche per questo il racconto delle loro vicende – i contatti con altri attivisti e con le controparti, l’esposizione mediatica (e le stesse vicende editoriali!), le testimonianze che hanno raccolto – è il modo migliore per introdurci ai moltissimi e complessi aspetti legati al gioco d’azzardo. I viaggi di Pietro, Paola, Mauro e Ludovica nelle varie realtà che si sono occupate della lotta alla proliferazione del gioco d’azzardo “legalizzato” sono altrettanti modi di analizzare le questioni che si pongono di volta in volta, con una riflessione che parte dalle basi, dalla definizione – “il gioco d’azzardo è pur sempre gioco?” – e arriva all’elaborazione della rivendicazione conclusiva: “abolire il gioco d’azzardo liberalizzato”.

Gli interventi, diretti o indiretti, del ludologo Beniamino Sidoti, dell’attivista antimafia (definizione riduttiva, di cui mi scuso) Luca Casarotti, dell’autore di videogiochi “radicali” Paolo Pedercini (creatore di Molleindustria.org), dell’attivista NoSlot Antonio Deplano e di tanti altri, servono a inquadrare esattamente, con un’attenta ricerca delle fonti e abbondanza di esempi, le sfaccettature del problema.

I diversi punti di vista, come le diverse voci che li rappresentano, si succedono senza meccanicità, ma secondo una concatenazione delle tematiche che nasce spontanea: è la stessa problematica del gioco d’azzardo che, più di tante altre, è davvero trasversale e merita di essere affrontata sia dal lato culturale che da quello psicologico e terapeutico, sia dal lato della lotta alle mafie che da quello della lotta contro il sistema economico e sociale nel suo complesso. Non si può comprendere fino in fondo la questione se non si colgono tutti questi aspetti del problema, e soprattutto se non si inquadra il gioco d’azzardo liberalizzato nel contesto più generale della crisi del capitalismo. Ecco, il grande pregio di Vivere Senza Slot è proprio questa prospettiva davvero trasversale e allo stesso tempo onnicomprensiva, che aiuta a comprendere il problema nella sua interezza, partendo da una descrizione molto accurata dei meccanismi che lo regolano e rifiutando di parcellizzarlo in compartimenti stagni.

A questa varietà di contenuti corrisponde una estrema varietà di stili: dall’intervista al saggio, al racconto in terza persona, allo scambio di mail, alla chat, nella migliore tradizione degli Unidentified Narrative Object. È un “disordine” fecondo, oltre che piacevole: richiede al lettore una forma di attività per riordinare i concetti e metterli in fila, come se stesse componendo un puzzle, ma con una guida – gli autori – che fornisce di volta in volta la tessera successiva. E, terminata l’ultima pagina, il lettore non ha soltanto finito un libro: ha ricomposto un quadro, si è formato un’immagine che prima non possedeva. Insomma, non vorrei scomodare Socrate, ma è proprio un processo maieutico quello che hanno voluto innestare gli amici del Collettivo Senza Slot, di risveglio delle coscienze:

A questo punto, però, non ci basta più essere in quattro. Vorremmo che questa nostra battaglia diventasse anche la tua.

Stasera, nell’Aula Magna dell’Università di Pavia, i 4 Senza Slot presentano il loro libro insieme al giornalista Giovanni Tizian e a Luca Casarotti, in una serata della rassegna Mafie dedicata a “intrecci di affari, infiltrazioni mafiose e situazioni patologiche nel mondo dell’azzardo“. Per chi sta in zona, vale la pena di fare un salto.

Condividete se vi piace!

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.