Pavia Che Resiste vs. Pavia Città Criminale

Qualche settimana fa, io e altri militanti di Rifondazione Comunista di Pavia (dell’ala sinistra di RC, in effetti) abbiamo inviato alla Provincia Pavese una lettera aperta alla cittadinanza. L’idea ci è venuta dopo il successo del 25 Aprile, dove abbiamo intravisto la possibilità di costruire, dal basso, un fronte radicalmente contrapposto al blocco di potere che da decenni controlla Pavia e l’ha resa punto di riferimento privilegiato per infiltrazioni mafiose e speculazioni di ogni tipo. Guarda caso, lo stesso blocco di potere che in Parlamento sostiene “come un sol uomo” il governo, salvo ipocritamente lamentarsi a Pavia, subito dopo averli votati a Roma, dei tagli agli enti locali.

Ripropongo anche qui la nostra lettera aperta, sperando che si apra una discussione, la più ampia possibile, su come costruire un punto di riferimento alternativo, di sinistra, senza ambiguità (e dunque senza il Partito Democratico).

 

Pavia Città Criminale è un centro del Nord Italia che ogni giorno di più assomiglia ad una cittadina del nostro Mezzogiorno; siamo caduti vittima degli stessi processi sociali ed economici.
Pavia Città Criminale è il deserto rimasto dopo che hanno chiuso le fabbriche; vi si aggirano i predoni e svettano le piramidi erette dal potere di antichi faraoni.
Pavia Città Criminale è solo terreno edificabile per speculatori; sollevi una piastrella e ci sono piccoli insetti che scappano da tutte le parti.
Pavia Città Criminale è un posto dove domina una borghesia parassitaria che vive di traffici loschi e mungendo lo Stato e gli enti locali.

Ai lavoratori restano solo disoccupazione e tagli dei servizi. Ai giovani resta solo una triste città-dormitorio, intollerante e impoverita.
Nella crisi del capitalismo, per questa città il destino è il declino. Il potere politico di centrodestra e centrosinistra non sarebbe in grado, se anche lo volesse, di scardinare il sistema su cui si regge Pavia Città Criminale. D’altronde, leggendo le notizie degli ultimi anni, si può pensare che davvero voglia farlo?
Chi sa guardarsi attorno sa che non ci sono semplicemente “alcune robette da mettere a posto” in questa città; chi promette di “aggiustarla” senza fare una vera e propria rivoluzione sta promettendo di svuotare l’oceano con un cucchiaio.

Noi proponiamo la resistenza al declino. Noi proponiamo la rottura con tutto questo sistema corrotto. Noi proponiamo che Pavia Che Resiste dichiari guerra a Pavia Città Criminale.

Per fare una guerra ci vuole un fronte; e un fronte ce l’abbiamo: lo abbiamo visto in azione il 25 Aprile, era il fronte alternativo di piazza Guicciardi. Ha un forte valore simbolico che quel fronte alternativo fosse più ampio e compatto del fronte opposto, quello che raggruppava in piazza Italia tutte le istituzioni e tutti i partiti che si sono spartiti la città negli ultimi anni.

Facciamo appello a tutte le forze della sinistra in città, dai partiti comunisti alle associazioni culturali, degli immigrati e della comunità LGBT, da Insieme per Pavia dei consiglieri Ferloni e Veltri ai collettivi degli studenti, dai vecchi militanti che hanno fatto il grande Sessantotto di Pavia ai nuovi attivisti delle lotte sociali: uniamoci, parliamoci. Lasciamo perdere il Partito Democratico e il centrosinistra: sono incorreggibili; prepariamo un’alternativa vera all’attuale traballante giunta di centrodestra.
Ognuno mantenga le proprie bandiere e le proprie specificità, ma raccordiamoci. Se non siamo d’accordo, diciamocelo, ma alla luce del sole; i cittadini non ne possono più degli intrighi inconfessabili dei partiti – anche per questo scriviamo una lettera aperta senza mezze frasi. Quelli tra noi che partecipano alle elezioni, si preparino ad una coalizione di sinistra con un programma di resistenza: senz’altro il nostro partito, Rifondazione Comunista, ci sarà. Quelli tra noi che fanno politica e associazionismo in piazza e tra la gente, lo facciano secondo un progetto comune di massima: fare una rivoluzione in questa città.
Chi ci sta? Cominciamo subito.

Simona Coda, Pietro Pace, Paola Schintu, Mauro Vanetti e Alessandro Villari

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