Lady Oscar e la Stella della Senna: una prospettiva di classe (prima parte)

Lo scorso autunno, in occasione della settimana mondiale dell’infanzia, venne organizzata su Facebook una simpatica iniziativa: tutti gli aderenti dovevano modificare temporaneamente l’immagine del proprio profilo mettendo un personaggio dei cartoni animati a cui erano particolarmente legati. Tra i miei amici, le due icone più gettonate risultarono essere Lady Oscar e la Stella della Senna: mi capitò quindi di discutere scherzosamente sul fatto che Oscar fosse un’autentica “compagna”, contrariamente a Simone che, invece, alla fine aveva tradito la Rivoluzione per salvare Maria Antonietta.

A distanza di qualche mese, una divertente iniziativa organizzata dalla Yamato Video (alla quale invito tutti gli appassionati di cartoni animati giapponesi a partecipare!) mi ha dato l’occasione per approfondire in modo un po’ più “serio” la questione. Si tratta di un commento piuttosto lungo, per cui lo dividerò in due parti: la seconda sarà pubblicata tra qualche giorno.


LADY OSCAR E LA STELLA DELLA SENNA: UNA PROSPETTIVA DI CLASSE

È l’inizio degli Anni Ottanta quando i bambini europei imparano la Rivoluzione Francese dai cartoni animati giapponesi: Lady Oscar e il Tulipano Nero.

La trama

Le due storie hanno un’ambientazione tanto simile che potrebbero perfino intrecciarsi, ipoteticamente. Oscar vive a corte e viene scelta per far parte della guardia reale, il corpo incaricato della protezione personale dei membri della monarchia; diventa di fatto la guardia del corpo di Maria Antonietta, sposa del futuro re Luigi XVI e, con l’ascesa di quest’ultimo al trono, regina consorte di Francia; appena prima dell’inizio della rivoluzione Oscar, che in precedenza aveva conosciuto Robespierre e sperimentato le atroci condizioni in cui versa il popolo francese, lascia il comando della guardia reale e diviene comandante di un reparto della guardia nazionale, in pratica l’esercito regolare; allo scoppio della rivoluzione è proprio Oscar a guidare l’ammutinamento della guardia nazionale, rifiutandosi di dar l’ordine di sparare sul popolo: l’esercito passa così dalla parte dei rivoluzionari e Oscar viene uccisa durante l’attacco alla Bastiglia.

Nello stesso arco di tempo, Simone vive con la sua famiglia adottiva nei sobborghi di Parigi e sperimenta giorno dopo giorno sulla sua stessa pelle le ingiustizie a cui il popolo è sottoposto a causa della crudeltà della polizia, dei nobili e della stessa famiglia reale: gli esempi sono innumerevoli ed eclatanti e culminano con l’assassinio del padre adottivo della ragazza, il fioraio Loreine, per mano degli uomini della Contessa Catherine offesa perché le è stato confezionato un abito meno bello di quello della regina (!) Istruita da Robert de Vaudrel, che si scoprirà essere il giustiziere mascherato noto come il Tulipano Nero, Simone diventa così la Stella della Senna (da cui la serie prende il nome originale), paladina “dei deboli e degli indifesi”. Quando la rivoluzione divampa, Simone cerca dapprima di intervenire per liberare dalla Bastiglia l’amico rivoluzionario Mirand, ma quando scopre di essere in realtà sorellastra della regina Maria Antonietta, già condannata alla decapitazione, cerca di liberarla; non riuscendoci, salverà almeno i suoi figli: è questa l’ultima “impresa” della Stella della Senna.

Oscar, Simone e la Rivoluzione

Queste le vicende. Trattandosi però di anime “storici”, è interessante osservare come le due storie si rapportano alla Storia: considerato poi che la Storia in questione è la Rivoluzione francese, ossia il primo titanico scontro tra classi sociali contrapposte nell’era moderna, è inevitabile chiedersi “da che parte stanno” le nostre due eroine.

La Rivoluzione del resto, intesa come “resa dei conti” tra sfruttati e sfruttatori, è al centro di entrambe le narrazioni, i cui episodi si possono vedere come un climax che trova il suo culmine con “la lotta finale” e la discesa in campo del popolo contro i tiranni.

Si nota immediatamente allora come, nel momento della verità, Oscar e Simone compiano due scelte antitetiche: l’una, appartenente per nascita, cultura e storia personale alla classe aristocratica, sceglie di abbracciare la causa del popolo; l’altra compie il salto inverso, da paladina del popolo a difensore della monarchia.

In entrambi i casi, il passaggio è esplicito ed eclatante. Oscar mette a rischio la sua stessa vita, rispondendo al generale che le ordina di sciogliere l’Assemblea Costituente a qualsiasi costo: “Io dovrei puntare le armi contro i rappresentanti del popolo?! Io non posso farlo!” (ep. 34). La Stella della Senna si risolve invece ad affrontare armi in pugno i poveri che fino poco prima aveva difeso e che stupiti le chiedono: “Cos’è questo voltafaccia, non eri dalla nostra parte?” (ep. 39).

Si obietterà che Simone, in fondo, protegge la sua famiglia e che questo impulso è più forte del sentimento di astratta “giustizia” che ha guidato in precedenza le azioni della Stella della Senna. Lo stesso, tuttavia, si può tranquillamente affermare anche di Oscar, che scegliendo di combattere con il popolo contro la monarchia tradisce le aspettative di tutta la sua famiglia, a cominciare dal padre (generale dell’esercito e quindi direttamente nemico!)

Ma non sono soltanto le scelte individuali delle due eroine a segnalare l’opposta prospettiva da cui ci viene narrata la Rivoluzione. Quelle scelte sono anzi coerenti con la rappresentazione generale del contesto storico: emblematico è dunque soprattutto il modo in cui sono descritti i rivoluzionari.

Da un lato, vediamo i rappresentanti del popolo all’Assemblea Costituente, guidati da un Robespierre (già incontrato in episodi precedenti) carico di dignità e coraggio, molto più nobile degli aristocratici. Più volte viene sottolineato come i deputati del Terzo Stato rappresentino “il 96% del popolo francese”, a rimarcare la profondità dell’ingiustizia che la monarchia vorrebbe perpetrare negando loro ogni voce in capitolo. In generale, i rivoluzionari sono dipinti come i veri eroi in grado di salvare la nazione dalle prepotenze dei tiranni. La scelta di Oscar non è casuale, ma figlia di questa rappresentazione.

Nell’altra serie, se escludiamo gli amici di Simone, i rivoluzionari sono descritti come criminali assetati di sangue, solo parzialmente giustificati dai torti subiti in precedenza dall’aristocrazia e, in fondo, per nulla migliori dei regnanti che vogliono spodestare. È significativo che sia proprio la puntata finale quella in cui questo aspetto viene più apertamente alla luce: i miliziani del popolo combattono a più riprese (senza successo, ovviamente) contro il Tulipano Nero e contro la Stella della Senna; minacciano i bambini con le parole d’ordine della rivoluzione (“Vi insegnerò tutto sulla libertà e l’uguaglianza” – promette il loro carceriere con un ghigno stampato sul volto); sembrano animati soltanto dal bieco desiderio di potere (“La Francia finalmente sarà nostra quando avremo ucciso quell’austriaca!”) e privi di qualsiasi umanità. Per contro, le figure del re e della regina vengono ammantate di coraggio e nobiltà d’animo, specialmente al momento di salire sul patibolo. La stessa struttura a episodi della narrazione aiuta a far dimenticare ai piccoli spettatori che i monarchi sono direttamente o indirettamente responsabili di quelle ingiustizie da cui la Stella della Senna aveva sin qui difeso il popolo. È dunque la stessa Simone a spiegare che il suo voltafaccia è perfettamente coerente con la situazione descritta in questi termini: “Io difendo i deboli e gli oppressi”. La frase, pronunciata con riferimento ai bambini di Maria Antonietta, vale in realtà anche per i monarchi deposti e condannati ed è un giudizio politico e morale estremamente chiaro: punire gli oppressori significa diventarlo.

Segue

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3 comments

  1. Ammazza che bello scritto O_O Ottima sia la forma che l’analisi delle due opere, veramente complimenti!

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