Sophie Hunger

 

Somewhere in the Hindukush lives the greatest poet / Scribbling signs into the dust, we will never know it

 

Svizzera, Svizzera, quante volte ti ho visto sulla cartina geografica, e ti ho sottovalutato…

Eppure ci hai dato Roger Federer, le mucche viola e la lotta delle Officine Bellinzona. Ma chi mai l’avrebbe detto che ci sono addirittura musicisti svizzeri?

Proprio così. La mia nuova cantante preferita  si chiama Sophie Hunger (credo che il cognome sia d’arte) ed è nata a Zurigo. L’ho ascoltata insieme al suo gruppo qualche sera fa in un bel locale di Strasburgo, La Laiterie, e ha risollevato ai miei occhi l’immagine della Svizzera, in precedenza gravemente compromessa.

Ha 27 anni, suona il pianoforte e la chitarra, canta in inglese, francese e tedesco, scrive testi e musiche, sul palco mi pare che se la cavi (il pubblico rideva alle sue battute negli intermezzi tra una canzone e l’altra; io non capisco il francese e mi sentivo escluso). Grazie a una voce straordinariamente versatile, il genere spazia dal folk al soul al rock. Tra i musicisti che l’accompagnano (e sono altrettanto capaci) spicca al trombone (!) Michael Flury.

All’uscita ho comprato, in società, gli ultimi due album, Monday’s Ghost e 1983, pubblicato da un paio di mesi: non è come dal vivo, ma valgono l’acquisto, o perlomeno (chi ha orecchie per intendere…) una scampagnata per mulattiere!

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