Io voto Federazione della Sinistra (in Lombardia)

Voto Federazione della Sinistra (candidato Presidente Vittorio Agnoletto) perché sono un militante di Rifondazione Comunista – e in particolare della sinistra del partito, quella organizzata intorno alla rivista FalceMartello, e voto FdS perché mi pare sia l’unico raggruppamento oggi in Italia in grado, potenzialmente, di costituire il punto di riferimento per politiche alternative a quelle, pressoché identiche sotto tutti gli aspetti che contano, di PdL e PD.

Premesso questo, il tema del post è: perché chi è di sinistra non deve votare il PD?

Perché il PD rappresenta a ogni livello (e la Lombardia equivale a un piccolo Stato) interessi in tutto simili a quelli che rappresenta la destra: quelli della grande imprenditoria e delle banche. Questo non vale naturalmente per le centinaia di migliaia di militanti onesti di questo partito, ma per la totalità dei suoi dirigenti, perlomeno ai livelli che contano. Ma il fatto è che nelle scelte politiche del Partito Democratico i militanti non hanno alcuna voce in capitolo, perfino i dirigenti vengono scelti a tavolino e soltanto *poi* legittimati da “primarie” farlocche. Non si discutono programmi, principi, azioni.

Questo lo pensano ormai in molti a sinistra. Il PD si è talmente sputtanato nei suoi primi anni di esistenza che a credere davvero che possa essere una forza di cambiamento sono proprio in (relativamente) pochi.

Qui scatta il meccanismo del “ricatto”: “Votare il PD purtroppo è l’unico modo per cercare di fermare la destra/Berlusconi/Formigoni“. È un meccanismo vecchio come il cucco e diffuso in tutto il mondo, tanto conosciuto da essere il tema di un illuminante episodio dei Simpson di qualche anno fa. Apparentemente funziona, se centinaia di migliaia di persone continuano a votare un partito di cui non si fidano.

Ma a pensarci un momento, l’argomento non regge. Certo, il Partito Democratico è meglio della destra: è tendenzialmente meno becero, meno autoritario, forse anche un po’ meno corrotto. Ma, tanto per cominciare, non vince – e non vince proprio perché è troppo poco alternativo alla destra. E quindi tanto vale allora votare un partito che, all’opposizione, faccia opposizione invece di votare in oltre il 90% dei casi insieme a PdL e Lega (è quello che accade ad esempio nel Consiglio provinciale di Pavia).

Ma soprattutto, sostenere il Partito Democratico significa legittimarlo come unica alternativa di opposizione, e rinunciare per sempre a costruire un’opposizione vera. Non è detto che Rifondazione, o la Federazione della Sinistra, possa ricoprire quel ruolo, ma sicuramente non può farlo un partito come il PD, che da sempre favorisce la privatizzazione di tutti i servizi pubblici di competenza regionale (sanità e istruzione su tutti) e che non più tardi del 5 febbraio scorso ha proposto al Senato l’ennesimo disegno di legge che aumenta il precariato tra i giovani (ddl 2000: ne parlerò nei prossimi giorni).

E allora, perfino se esistesse davvero la possibilità che votare il PD in Lombardia eviti la vittoria di Formigoni, non sarebbe una posta sufficiente per distruggere ogni residua voce di opposizione in Consiglio regionale e rinunciare a ricostruire una sinistra che faccia la sinistra.

Queste ragioni sono poi le stesse per cui sarebbe (stato) meglio che la sinistra si candidasse ovuque autonomamente dal Partito Democratico: per fortuna risiedo in Lombardia, una delle tre regioni (le altre sono Marche e Campania) in cui la Federazione della Sinistra si presenta autonomamente dal Partito Democratico: sarei stato sinceramente in imbarazzo a sostenere con il mio voto candidati come Mercedes Bresso (quella dei comitati Sì-TAV, tanto per dirne una) in Piemonte o Emma Bonino (quella del referendum per abolire l’art. 18) nel Lazio. Ma su questo ci sarà tempo di approfondire dopo i risultati.

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