Eutelia: la lotta è l’unica via

Si è raccontato, un paio di mesi fa, della vicenda dei lavoratori del ramo IT di Eutelia, da questa ceduti ad Agile, e da quest’ultima prontamente lasciati senza stipendio per mesi. Si è detto di come i lavoratori avessero occupato la sede di Roma, e del vergognoso quanto, fortunatamente, ridicolmente vano tentativo dell’ex padrone Samuele Landi, amministratore di Eutelia, di sgomberarli con la forza.

Da allora, sono successe parecchie cose.

L’esempio dei lavoratori della sede di Roma ha fatto scuola, ed è stato seguito da quelli di Pregnana Milanese, Ivrea, Torino, Bari, Napoli. Il Governo è stato costretto ad aprire un tavolo di trattative (ma come viene spiegato qui, e come del resto era del tutto prevedibile, sta giocando sporco) e i Giudici della Sezione fallimentare del Tribunale di Roma hanno dovuto sequestrare e affidare a dei custodi l’amministrazione di Agile, dopo il ricorso promosso dalla FIOM (e da CISL e UIL)  per ottenere lo stato d’insolvenza e l’amministrazione controllata della società.

Si tratta di passi avanti significativi, ed è importante capire che a ottenerli sono stati i lavoratori con la loro determinazione nella lotta, con il loro coraggio e la loro volontà di non arrendersi. Le pronunce dei tribunali possono essere, in alcuni casi, uno strumento per combattere meglio, ma in nessun caso la soluzione, né tantomeno l’obiettivo della battaglia: tre mesi di autogestione di un’azienda valgono mille volte di più di una sentenza favorevole.

Capita però che sia il sindacato stesso a fare più affidamento sui giudici che sui lavoratori. Si spiega così, forse, la decisione di FIOM e UILM di chiedere  al Tribunale del Lavoro di Roma di dichiarare inefficace la cessione da Eutelia alla stessa Agile, contestando la mancata trasparenza delle procedure obbligatorie di consultazione sindacale. Di per sé, la rivendicazione sarebbe anche sensata, in astratto. Non c’è dubbio, del resto,che Landi abbia compiuto un’operazione criminale nel cedere duemila lavoratori a un’azienda che non era in grado di pagar loro lo stipendio. Ma il senso di questa nuova azione giudiziale sfugge, se si considera che, dopo il sequestro, era già in procinto di essere accolta l’altra, che avrebbe consentito una gestione trasparente della cessionaria Agile, con la possibilità che i lavoratori stessi avessero voce in capitolo sulla prosecuzione dell’attività e sul pagamento degli arretrati.

Il 15 gennaio il Tribunale del Lavoro di Roma ha accolto il ricorso dei sindacati, con una pronuncia che, da un lato, contiene principi importanti ma, dall’altro, rischia paradossalmente effetti negativi sulla lotta in corso. In teoria, infatti, adesso la cessione dovrebbe essere annullata ed Eutelia dovrebbe essere tenuta a pagare tutti gli stipendi arretrati. L’occupazione di Agile non avrebbe più ragion d’essere e, di fatto, si tornerebbe al punto di partenza. Il condizionale è in ogni caso obbligato, dal momento che sono troppi i fattori incontrollabili: la possibilità che Eutelia ottenga una revoca del provvedimento, che il Tribunale fallimentare decida di non confermare l’amministrazione provvisoria di Agile, che nel frattempo Eutelia sia dichiarata insolvente (vanificando gli sforzi fatti finora).

Una sola certezza rimane: tutto ciò che i lavoratori hanno conquistato, in questa vicenda come in tutta la storia del movimento operaio, lo hanno fatto con le lotte, non con le sentenze. L’unica via d’uscita per i dipendenti Eutelia-Agile è proseguire e approfondire la loro battaglia, estendendola perché diventi generalizzata.

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