Vacanze lucane – giorno tre: il Volo dell’Angelo

Il motivo per cui sto scrivendo queste cronache delle mie vacanze non è tanto raccontare che cosa ho fatto quest’estate – che cosa dovrebbe fregarvene, in fondo? – quanto piuttosto mostrare la straordinaria bellezza della Basilicata, e possibilmente farvi venire voglia di visitarla. Se finora non ci sono ancora riuscito, sono convinto che alcuni scettici verranno conquistati dalla mia terza giornata lucana:

Prima del voloGIORNO TRE: IL VOLO DELL’ANGELO

Dopo gli ozii di Maratea, è tempo di provare qualche emozione forte: dopo mesi di attesa, è giunto il momento del Volo dell’Angelo.

Più o meno al centro della Basilicata c’è un complesso montuoso noto come le “Dolomiti lucane” (wikipedia mi insegna che fanno parte dell’Appenino lucano). Tra le montagne si trovano diversi minuscoli paesini, separati da valli boscose e profonde. Tra due di questi paesini, Castelmezzano e Pietrapertosa, un cavo d’acciaio lungo poco meno di un chilometro e mezzo è sospeso sopra la vallata a un migliaio di metri di altezza: imbracati e agganciati a una carrucola lo si percorre in circa un minuto, toccando la velocità di 120 km/h. Anzi, i cavi sono due: uno da Castelmezzano a Pietrapertosa, e l’altro da Pietrapertosa a Castelmezzano. Questo è il Volo dell’Angelo, e io l’ho fatto, con Pietro (mentre Paola ci attendeva all’arrivo).

La sensazione del volo non si può descrivere, le fotografie possono soltanto mostrare il contesto spettacolare in cui il tutto si svolge (c’è anche un video del mio arrivo a Pietrapertosa: Pietro, quando puoi manda un link pubblico!). Ma non ci sono parole per l’istante in cui il gancio che mi trattiene alla partenza viene rilasciato, per l’adrenalina che mi costringe a gridare, per il momento in cui sotto di me vedo la valle e percepisco il vuoto. Anzi, forse sì: … interminati spazi … e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura … e mi sovvien l’eterno … Così tra questa immensità si annega il pensier mio: e il naufragrar m’è dolce in questo mare.

Chissà che Leopardi non si fosse immaginato il Volo dell’Angelo…

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