Crisi dell’impresa bancaria e autonomia della società

crisiÈ il titolo della mia tesi di laurea, discussa ormai la bellezza di sei anni fa. Sembrerà strano, ma mi sono laureato in Diritto bancario. L’argomento della tesi, alquanto mediocre per dire la verità, era il contraddittorio rapporto tra la natura pubblica del servizio reso dalle banche, e l’ormai completo processo di privatizzazione del sistema bancario. Naturalmente, l’impostazione generale della tesi era un po’ “vincolata” dal mio relatore, tra l’altro Presidente di una banca, e per farla breve si sosteneva che fosse inevitabile un processo di attenuazione dei controlli pubblici in favore della piena libertà del mercato.

Soltanto in una pagina di prefazione che avevo opportunamente tenuto nascosta al Prof spiegavo che sì, la tesi partiva dal presupposto che il libero mercato fosse il sistema economico migliore e preferibile, ma che questo presupposto era tutt’altro che scontato e condivisibile. Di più non avrei potuto davvero scrivere.

Beh, a quanto pare avevo ragione io. Non solo il controllo privato del sistema bancario lo ha portato al collasso, ma gli stessi banchieri hanno preteso l’intervento dello Stato per salvarle con finanziamenti colossali praticamente a fondo perduto, un po’ in tutto il mondo. In Italia, ancora pochi giorni fa sentivo in televisione un esponente del Governo proporre la sua ricetta: diamo soldi alle banche, che li daranno alle imprese, che con quei soldi potranno produrre e far ripartire l’economia. E con una certa incredulità vedevo l’esponente del PD annuire e dichiararsi sostanzialmente d’accordo. Se queste sono le idee migliori della classe che ci governa, stiamo freschi.

Forse non è un caso quindi che ben due persone negli ultimi mesi abbiano acquistato la mia tesi di laurea dal sito Tesionline sul quale all’epoca l’avevo pubblicata: più che nei precedenti sei anni. Purtroppo, temo che se cercavano lì delle soluzioni alla crisi economica, resteranno molto delusi.

La strada, per me, la traccia ancora una volta il Venezuela della Rivoluzione Bolivariana, dove il Presidente Chavez ha annunciato l’imminente nazionalizzazione di uno dei principali istituti finanziari del Paese, il Banco de Venezuela controllato dalla multinazionale spagnola Grupo Santander. Come criticarlo (senza essere ipocriti, naturalmente)? In fondo, se deve spendere centinaia di miliardi per salvare delle banche in crisi, tanto vale che lo Stato ne spenda altrettanti per comprarsi quelle sane, e utilizzarle senza scopi di profitto per favorire l’accesso al credito da parte della povera gente, per finanziare progetti di reale utilità pubblica, e non per regalare soldi ai padroni che se li intascano.

Non me ne voglia il Prof.

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