La poesia ci ha rotto il cazzo

Gli sconfitti osservano con dispetto i marxisti trionfatoriDomenica si è concluso il congresso nazionale di Rifondazione Comunista. Benché abbia dedicato alla faccenda parecchio tempo, nell’ultimo paio di mesi, non avevo ancora scritto nulla quassù: mi pare proprio il caso di farlo ora.

Come noto, ho sostenuto la mozione della svolta operaia, che in sintesi proponeva questa linea politica: mantenimento e centralità del PRC, autonomia di classe (e quindi abbandono di ogni accordo con il PD, espressione e strumento dei capitalisti italiani non meno del PdL), centralità di una politica rivolta alla tutela e all’organizzazione dei lavoratori, anche attraverso il sostegno alla sinistra sindacale, riforma del partito in senso autenticamente democratico, con il ricambio e il controllo dei dirigenti da parte della base (anche attraverso la fissazione di un “salario operaio” a dirigenti e rappresentanti nelle istituzioni, a ogni livello).

Altre proposte politiche erano sottoposte agli iscritti in questo congresso. Non le descriverò. Oggi mi interessa soltanto manifestare la mia soddisfazione (tecnicamente: goduria) per la sconfitta dell’area che negli ultimi quindici anni ha diretto in modo tanto fallimentare quanto arrogante questo partito, e in particolare per l’umiliazione inflitta ai suoi dirigenti principali: gli ex-segretari Bertinotti e Giordano, e soprattutto il mai-segretario Nichi Vendola. La soddisfazione è politica (è stata scongiurata, almeno per il momento, l’ipotesi di liquidazione del partito e dell’ideologia comunista) ma anche, consentitemelo, personale: di questi boriosi incompetenti non se ne poteva davvero più!

Che piacere leggere le dichiarazioni isteriche di Vendola! Che inaspettato regalo i commenti lasciati dai fan sul suo blog: “avete ucciso la poesia!”. Ma vieni!!

Lui, l’autore di versi immortali come “un grido pazzo / cazzo”, proprio non se l’aspettava che non sarebbe diventato segretario: non dopo aver chiamato alle armi interi reggimenti di cammelli, gente mai vista che veniva ai congressi di circolo a capo chino e con la tessera in mano. La tessera elettorale, non quella di partito, che spesso aveva ricevuto solo pochi giorni prima. Addirittura, in un caso a cui ho assistito di persona, un tale chiedeva di far votare la moglie assente dicendo “ho qui il suo codice fiscale”!! Gente che era talmente sconosciuta che si davano del lei. Gente di cui, francamente, non sentiremo la mancanza. Con metodi di cui, diciamocelo, dovrebbero vergognarsi, questi disgustosi burocrati pensavano davvero di spuntarla. E sembrava proprio che ce la facessero, per Dio! Invece no: ed è come vincere la finale di Champions League ai calci di rigore dopo che stavi perdendo 3-0…

Non che adesso si navighi in acque tranquille, certo: il lavoro vero, difficile, di radicamento e di azione concreta, di assunzione di responsabilità, inizia adesso. E i compagni di strada non sono i più affidabili del mondo, è ovvio: il pericolo di una nuova deriva a destra del partito c’è sempre, dietro l’angolo.

Ma oggi, esaurito il blog di Nichi e le dichiarazioni del mancato segretario, voglio soltanto leggere il panico di tutti gli altri partiti, lo spaventato disprezzo di tutti i quotidiani d’Italia – da Il Giornale a Il Manifesto! – che guardano con orrore e un po’ di finta sufficienza i pugni chiusi alzati, ascoltano irritati il coro di Bandiera Rossa e dell’Internazionale che accompagna l’elezione del nuovo segretario. Un segretario incerto e non esente da responsabilità per i fallimenti passati, sicuramente, ma altrettanto sicuramente un segretario migliore, per il futuro della sinistra in Italia, del poeta Nichi.

E allora, oggi lasciatemi esprimere la mia goduria, tanto più intensa quanto meno attesa: “un grido pazzo / cazzo”!

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