Di padroni e lavoratori – Reloaded

Tempo fa avevo scritto del triste caso di una lavoratrice “a progetto” che, pur vincendo con ogni probabilità la causa per ottenere posto di lavoro e retribuzioni perdute, non avrebbe tuttavia mai ottenuto nulla dall’azienda, in procinto di fallire.

Ebbene, oggi c’è stata l’udienza conclusiva, e il Giudice ha deciso di darci ragione al 100%, condannando per giunta l’azienda a pagare un sacco di soldi di spese legali: presumibilmente l’ha fatto apposta, a mo’ di bastonata per aver rifiutato una proposta di conciliazione fin troppo misera all’udienza precedente.

Peccato che il bastone mancherà il bersaglio: l’avvocato della società, mentre si accendeva un sigaro dopo l’udienza, mi ha comunicato che gli amministratori hanno già fatto istanza di fallimento, per cui, per quanto riguarda le spese legali, il massimo che posso fare di questa sentenza è appenderla nella mia stanza al posto del calendario con le donne nude (e con la stessa funzione).

La lavoratrice, invece (che nel frattempo, fortunatamente, ha trovato un lavoro un po’ meno instabile), quando sarà conclusa la procedura fallimentare, cioè tra un annetto circa, potrà chiedere all’INPS (che ci metterà un altro annetto) perlomeno che le siano coperti i contributi, ma non vedrà nemmeno un euro degli oltre diecimila a cui avrebbe diritto, sentenza alla mano, per retribuzioni perdute.

Quindi, riassumendo, quando un impresa fallisce: l’imprenditore perde i pochi soldi che ha investito, e probabilmente neppure quelli, perché si era già intascato gli utili degli anni precedenti; i debiti dell’imprenditore verso i lavoratori, anche quelli accertati con sentenze, una parte li paga l’INPS (cioè, lo Stato, cioè i lavoratori), e una parte… scompaiono!

Com’è che invece, se è un poveraccio a non poter pagare, ad esempio, il mutuo alla banca, gli portano via la casa? Per usare un eufemismo, mi sembra che il sistema abbia delle falle.

Immagino un mondo in cui viene ripristinata la schiavitù per debiti, ma in modo selettivo: soltanto per i padroni che non pagano i lavoratori. In questo mondo alla rovescia c’è Graziella che toglie il sigaro di bocca dell’avvocato e lo spegne nel culo del suo ex padrone, poi gli ordina di fare il bucato e preparare da mangiare mentre lei va nel suo nuovo posto di lavoro, a tempo indeterminato. Ah, e ogni tanto lo manda a casa mia a passare l’aspirapolvere, per pagarmi le spese legali.

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